Tutto era calmo sulle rive del maestoso Nilo.
Il sole stava per scomparire dietro le altissime cime delle immense palme piumate, fra un mare di fuoco che arrossava le acque del fiume, facendole sembrare bronzo appena fuso, mentre a levante un vapore violaceo, che diventava di momento in momento più fosco, annunciava le prime tenebre. Un uomo stava ritto sulla riva, appoggiato al fusto d'una giovane palma.
Era stato incaricato dal re di Spagna di esplorare un tratto della costa del Nilo dove ogni nave spariva, non si sapeva per quale motivo. La leggenda narrava che ci fosse qualcosa, una creatura; si diceva fosse simile ad un alligatore, ma così grosso, da poter fare, con un solo dente, un buco largo quanto una palla di cannone su una nave.
L'uomo, di nome Miguel, credeva invece che ci fossero solo degli scogli dove le correnti spingevano le navi.
Era ormai molto tempo che navigava. Il fiume, sembrava per lui infinito e i giorni passavano lentamente. Più andava avanti, più l'angoscia e il terrore dominavano il suo corpo: molti marinai, anche i più esperti, non avevano fatto ritorno.
Una mattina, mentre Miguel navigava tranquillamente, la barca fu avvolta dalla nebbia. Era arrivato il momento di scoprire la verità: cosa accadeva veramente ai marinai? E soprattutto, la leggenda era solo una leggenda? All'improvviso l'acqua del fiume si scatenò, la nebbia si diradò e la nave dondolava freneticamente da una parte e dall'altra. Il cielo veniva illuminato da lampi e incominciò a piovere. Ormai era in balia delle onde, talmente alte da sembrare muri d'acqua. Era la fine, non sarebbe più potuto tornare dal re e compiere la sua missione.
Ma Miguel non voleva perdere la speranza e cercò di governare la barca tenendo bel saldo il timone.
Il peggio, però, doveva ancora arrivare: la pioggia, si trasformò in grandine e dal fiume nero come il petrolio apparvero numerosi scogli, alti e appuntiti, molto minacciosi contro i quali l'imbarcazione si avvicinava sempre di più. Ci fu un terribile boato e si sentì il rumore del legno sbattere contro gli scogli. Si aprì una falla e cominciò ad imbarcare acqua. Miguel era terrorizzato, tutte le sue paure e angosce si manifestarono.
Resosi conto che non poteva più salvare la barca, si aggrappò ad un pezzo di legno e si abbandonò all'impetuosa marea. Respirava a fatica perché le onde lo sommergevano e lo facevano girare vorticosamente , gli sembrava di essere in un inferno d'acqua. Ma non voleva arrendersi alla corrente!
Dopo qualche ora, finalmente il cielo si accese e la corrente si calmò. In lontananza vide la terra ferma. Era salvo e in questo momento, la felicità lo attraversò dalla testa ai piedi! Ce l'aveva fatta!
Ed ora è qui, su quest'isola, da solo, che scrive questa lettera che metterà in una bottiglia da gettare nelle acque del Nilo, nella speranza che qualcuno la trovi e lo salvi.
grosso da poter fare
RispondiEliminabel saldo> ben saldo
e, dal fiume nero come il petrolio, apparvero
una falla e cominciò ad imbarcare acqua>una falla e la barca cominciò ad imbarcare acqua
Attenta! la vicenda è molto più credibile se ambientata sul mare o sull'oceano, piuttosto che su un fiume come il Nilo.
Perchè il re di Spagna? non è coerente.