Ai suoi piedi, una donna
inginocchiata sulla sabbia scottante, dai corti capelli d’un biondo così
luminoso da apparire quasi bianco, esaminava le acque con i suoi giganteschi
occhi grigi, fermi, eppure colmi di disperazione.
-Già...- Concluse all'improvviso, quasi in un sospiro, il giovane dai capelli dorati, ponendo
fine al silenzio che aveva regnato sino a quell'istante e come
traducendo, ad alta voce, i pensieri della sua compagna -...manca
terribilmente.
Correva l’anno 1814 e l’Egitto
era oramai, da circa un decennio, sottoposto al giogo del viceré Mehmet Ali. Le
città erano cadute preda del pericoloso esercito mamelucco, i deserti
costantemente pattugliati da truppe apparentemente immuni agli opprimenti morsi
della fame e della sete e, gli stranieri, sebbene fossero di passaggio, venivano decisamente guardati
tutt’altro che di buon occhio in quelle terre selvagge, in cui si diffondeva aria
di rivolta.
Cosa avrebbe mai potuto avere a
che fare, dunque, con quelle zone, teatro spargimenti di sangue e culla di giustizieri,
un uomo come Sir Jonathan Winston, rampollo d’una nobile famiglia neozelandese
con un enorme patrimonio alle spalle?
Era la medesima domanda che si
poneva, puntualmente anche sua zia Mildred. Ed era con altrettanta regolarità
che, oramai, da due anni a quella parte, la donna tentava con ogni mezzo di
dissuaderlo dal mettersi in viaggio, ogni volta che si avvicinava il 10 Aprile.
Eppure, Jonathan, non
voleva sentire ragioni...
- Devo andare, zia..-
Rispondeva serio, mentre qualche piccola ruga d’espressione si delineava sul
suo viso di venticinquenne.
Quale motivo lo spingesse a
ritornare, anno dopo anno, in Egitto, ad ascoltare il quieto sciabordio del
Nilo, era facile quanto doloroso a dirsi: in quelle acque, perennemente agitate
da un calmo tumulto era
annegato il più caro amico di Sir Jonathan due anni prima; il giovane Sir
Stuart Ferguson, gettatosi nel fiume per salvare la fidanzata, precipitata dal
battello durante una crociera.
L’immenso dolore per quella
perdita aveva colpito Jonathan come un fiume in piena.
Allo stesso modo, l’appena diciannovenne
Astrid, sorella minore di Jonathan e fidanzata di Stuart, da tempo veniva
torturata dal senso di colpa nei confronti della tragedia accaduta al suo
giovane amato. Soltanto una prospettiva era in grado di consolare i due fratelli:
la consapevolezza che, ogni qual volta
fosse ricorso l’anniversario della morte di Stuart, i due si sarebbero recati
di nuovo sulle sponde di quello stesso fiume in cui era affogato, speranzosi
nella possibilità che, prima o poi, qualcosa di straordinario sarebbe
finalmente accaduto.
Eppure...
Eppure, non diversamente dagli
anni precedenti, anche quella volta, il sole stava per tramontare sopra la
giornata del 10 di Aprile, senza che nulla di importante fosse accaduto. Per
ore, senza darsi pace, Jonathan e Astrid avevano percorso le sponde del fiume
in ogni punto, interrompendo la ricerca soltanto per concedersi un veloce
pranzo presso l’abitazione del giovane Mackja.
Rimasto orfano di entrambi i
genitori e da anni residente in Egitto, Mackja era un giovane israeliano dagli
occhi verdi, le spalle forti ed i capelli d’ebano che, considerata
l’intolleranza del nuovo regime verso chiunque non avesse sangue egiziano nelle
vene, si era risolto a fare da guida ai pochi forestieri in viaggio. Resosi
testimone del tragico incidente accaduto a Sir Ferguson, si era dichiarato
disponibile da subito ad ospitare Sir Jonathan e Astrid presso la sua umile
abitazione, durante la loro breve permanenza presso Il Cairo.
Figlio di un Capitano di Battello, Mackja li
avrebbe poi accompagnati sino a Tunisi dove avrebbero proseguito da soli il
viaggio verso casa. Tuttavia, quella volta, il destino avrebbe avuto in serbo
per loro qualcosa di decisamente unico...
-Sir Jonathan! Signorina Astrid!
Riconoscendo la voce un po’
roca di Mackja, Jonathan rivolse alla giovane sorella un fiacco sorriso.
-Anche questa volta è andata,
Astrid...- Le si rivolse in tono affettuoso, senza però riuscire a nascondere
la propria delusione – E’ meglio prepararci, ora. Magari, il prossimo anno...-
La ragazza fece per raccogliere
i propri effetti personali, nonostante sentisse lo sconforto pesarle addosso
come un macigno. Le acque a poca distanza dai loro piedi scorrevano tranquille,
mentre l’ombra lilla della sera iniziava, come una morbida trapunta, a calare
lenta sul deserto. Improvvisamente, l’atmosfera un po’ triste venne squarciata
da un fischio acutissimo: e fu così che Jonathan notò che Mackja non stava
venendo loro incontro dal villaggio come al solito, ma che era già a bordo
della loro imbarcazione, da sopra la quale si sbracciava.
-Il presidio del viceré è stato
informato della presenza di stranieri lungo il fiume!- Gridava il giovane
israeliano, in un inglese un po’ povero -...la loro nave sarà qui a momenti.
Non c’è un minuto da perdere, amici miei; salite a bordo!
Con gesto rapidissimo, Mackja
calò ai due fratelli una scala di corda intrecciata. Lo sventurato duo non
dovette aspettare molto prima di rendersi conto che Mackja non aveva di certo
mentito: le acqua a poppa dell’imbarcazione si stavano agitando; segno
inequivocabile che, i mamelucchi, dovevano essere molto vicini.
-Il mio taccuino!- Gridò
all'improvviso il giovane, affrettandosi a recuperare il prezioso oggetto che,
sfortunatamente, stava per andare sempre più a fondo, inghiottito dal grande
fiume -...appena in tempo!
Salendo a bordo della
bagnarola, Jonathan si maledisse tra sè e sè per il proprio egoismo: a causa
della sciocco desiderio di sentirsi ancora una volta vicino a Stuart, aveva
condannato anche la giovane Astrid, unico affetto rimastogli, ad una fine
ingrata. Come avrebbero mai potuto fare, infatti, a trarsi in salvo dalle
inaffondabili navi mamelucche, manovrate non da mozzi ma, bensì, da
irriducibili macchine da guerra assetate di sangue straniero?
-Sir Jonathan, non ci
credo....guardate!
Proprio quando tutto sembrava ormai perduto,
Mackja lanciò un grido di sorpresa ed invitò anche la giovane Astrid, che si
era coperta gli occhi con le mani, a guardarsi indietro.
-Siamo salvi! SIAMO
SALVI!!!!Non riesco a crederci, sul serio!- Esultò Astrid, in preda all'euforia
- una corrente così forte non s’era mai vista, sulle sponde di un fiume! Deve
essere Stuart, ne sono sicura! Lui ci ha salvati! Lui vuole dirci che è ancora
con noi!
Ancora incredulo, Jonathan non riusciva
a smettere di fissare la nave mamelucca che, oramai completamente domata dalla
corrente contraria, non appariva che un indistinguibile puntino ingoiato
dall'orizzonte bluastro della sera.
Era difficile convincersene:
finalmente, il “segnale” per il quale aveva tanto pregato sembrava essere
giunto a destinazione. Eppure, un nodo soffocante di malinconia, non smetteva
un secondo di stringergli il cuore.
Con mano tremante, Jonathan
estrasse dalla tasca il taccuino, scrollandolo un poco per cercare, forse
vanamente, di asciugarlo. Aveva infatti tutta l’intenzione, di mettere subito
per iscritto quell'avventura tra le sue pagine del tutto inutilizzate: proprio
per quel motivo, la sua sorpresa fu grande quando si accorse che, sulla prima,
le macchie d’acqua qua e là sparse avevano invece lasciato spazio ad alcuni
caratteri manoscritti.
Il giovane si lasciò sfuggire
un piccolo grido.
-Qualcosa non va, signorino?- chiese
subito preoccupato, Mackja.
-Niente affatto: è tutto a
posto, Mackja..- Rispose amichevolmente - Io e Astrid volevamo solo
ringraziarti per averci salvati: non fosse stato per la tua prontezza, non
saremmo mai riusciti a portare a casa la pelle. Proprio per questo motivo,
vorremmo farti una proposta; ti piacerebbe seguirci in Nuova Zelanda? Avremmo
proprio bisogno di uomo capace come te, alla Tenuta...-
Mentre il giovane israeliano
riusciva a stento a contenere la sorpresa, un piccolo foglio ingiallito, qua e
là macchiato d’acqua, venne aperto da un colpo improvviso di vento, prima di
ritornare ad essere accolto dalla tasca accogliente di Sir Jonathan Winston.
Sopra, vi era scritto:
“Ascolta il tuo cuore, ed
apriti ad un nuovo amico. La vita, lo sai bene, è un fiume in piena: ma, ogni
qual volta sarai in cerca di un porto sicuro, lo potrai di nuovo trovare in
lui. Non c’è bisogno che tu ed Astrid corriate dei pericoli, per venire a
cercarmi: ovunque siate, io sarò con voi. Non vi potrò dimenticare mai.
Vi voglio bene.
Con affetto, il vostro
Stuart.”
il giovane israeliano (perchè israeliano?)
RispondiElimina