martedì 16 aprile 2013

Segreto fatale

Se stai per metterti a leggere, evita.
Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero.
Salvati.
Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti anche leggere i capitoli successivi. Giusto per testare il tuo sangue freddo. I segreti qui contenuti sono potenti, più di quanto potessi immaginare. La polizia federale li cerca ormai da anni, perciò ti imploro caro lettore, prudenza. 
Tu sai cos'è un segreto? Voglio dire, sai il vero significato di questa parola? No, non sono pazzo. Anzi, non sono mai stato tanto lucido in vita mia. Comunque, immagino che la tua risposta sia sì. Mi permetto di dissentire. Un vero segreto non è quello che si fa da bambini. Quello che ti fai dire da un amico durante una conversazione, che prometti di non rivelare a nessuno, tenendo segretamente le dita incrociate dietro la schiena. No, se è questo quello che pensi, allora ti conviene mettere da parte queste pagine. Ovviamente non sei pronto ad affrontare questa lettura. 
Il "segreto" a cui mi riferisco è qualcosa di più oscuro. È quello che non ti fa dormire la notte, che ti sveglia sudato e tremolante. È quello che ti fa rimpiangere di averlo scoperto. È quello che ti fa sentire a disagio. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa significa conoscere un segreto come il mio. Dopo quel fatidico giorno stare in mezzo alla gente non è stato più tanto piacevole. Mi sentivo spiato, violato nella mia intimità. Temevo che le persone sapessero che io conoscevo la veritá. Ogni singolo sguardo mi faceva sudare e mi toglieva il respiro. 
Arrivati a questo punto ti pongo l'ultima domanda: sei davvero sicuro di voler proseguire? Sei convinto di voler vivere una vita come la mia? Se la risposta è sì, ebbene continua. In fondo non sono nessuno per vietartelo. 
Era luglio, o forse agosto, non ricordo con esattezza. Faceva caldo, questo è poco ma sicuro. Avevo appena fatto colazione. Con la tazza di caffè ancora in mano mi diressi alla finestra. Dalla cassetta delle lettere sbucava una busta gialla. Uscii, raccolsi il giornale sullo zerbino e ritirai la posta. Tornato in casa, appoggiai il tutto sul tavolo e mi sedetti. L'aria nella stanza era afosa. Il condizionatore era rotto, e disponevo solo di un piccolo ventilatore. Con le dita sudate aprii la busta. Non vi era mittente, nè destinatario: dovevano averla consegnata personalmente. La busta era completamente anonima, senza scritte o altro. Feci cadere il contenuto sul tavolo. Rimasi perplesso: vi erano cinque o sei foto. La cosa strana è che su di esse vi ero solo io. Io che uscivo di casa, che portavo fuori la spazzatura, che mi dirigevo al lavoro. Nervoso, mi accorsi di un piccolo foglio di carta piegato, rimasto in fondo alla busta. Lo aprii. Dentro delle frasi. "Sappiamo chi sei. Sappiamo dove abiti. Sappiamo come ti muovi e come si svolge la tua vita. Non temere, non abbiamo cattive intenzioni. Abbiamo solo bisogno che sbrighi una faccenda per noi. Dietro a questo foglio troverai un indirizzo. Recati là. Dietro al frigorifero, in cucina, troverai un pacco. Prendilo. Inutile dire che non devi essere visto. Ti stiamo osservando anche ora. Muovi la testa se hai intenzione di aiutarci in questa vicenda. Ti conviene accettare perchè, in caso contrario, saremo costretti a usare maniere pesanti, perchè ormai sai troppo. Dopo che avrai terminato il tuo compito, troverai la ricompensa nel sacco dell'immondizia nero dietro a casa tua. Cos'hai intenzione di fare?" Rimasi immobile, basito. Mi stavano osservando, chissà da quanto. Pensai, pensai a lungo. In fondo, non avevo tanta scelta. Un furto al posto della mia morte. Non potevo rifiutare. Restai ancora qualche secondo a fissare il foglio nelle mie mani. Guardavo quel punto di domanda finale, lo guardai talmente tanto che ormai anche le mie pupille dovevano aver preso quella forma. Poi, con movimenti calmi, scossi la testa su e giù in direzione della finestra. 
Non voglio dilungarmi troppo su quello che successe quella sera, un po' perchè non ricordo molto, un po' perchè preferisco non parlarne. Ad ogni modo a casa del tipo ci arrivai eccome, aprii la porta e sgattaiolai facilmente in cucina. Poi con la mano dietro al frigorifero, tastai finchè non sentii la busta. La presi e mi diressi verso l'uscita. Pensavo di essere solo in casa, ma mi sbagliavo. Il proprietario, alto due metri abbondanti e grosso come un armadio, mi scrutava. Nel buio intravedevo solo il bianco degli occhi attorno alle pupille. Ci azzuffammo violentemente per almeno cinque minuti. Poi, con tutta la forza che mi rimaneva, lo spinsi all'indietro. Un forte rumore e poi il silenzio. Cercai l'interruttore e accesi la luce. Attorno al corpo steso a terra vi era una grande quantità di sangue. Corsi via spaventato. A casa, nel sacco dell'immondizia, trovai un centinaio di banconote. Lasciai la busta rubata nella mia cassetta della posta. Il giorno dopo era scomparsa. Non scoprii mai cosa vi fosse all'interno, forse droga o prove compromettenti come le mie foto. 

E così, lettore, sei arrivato alla fine di queste pagine. Ora capisci cosa vuol dire mantenere un segreto? Non immagini cosa significhi vivere il resto dei tuoi giorni con la coscienza di un uomo sulla testa e domandandoti il contenuto di quella busta misteriosa. Nessuno scoprì cosa successe davvero quella notte. Ti scongiuro, fai buon uso di queste pagine. Nascondile, bruciale, sotterrale. 
Ci sono casi in cui la propria vita è nelle mani di altri. Sconosciuti avevano in mano la mia, e io avevo in mano quella di un povero uomo. Peccato che il destino avesse giá deciso le sorti di ognuno. 

2 commenti:

  1. invece dell'ultima frase avresti potuto mettere qualcosa come" Ora tu hai in mano la mia.
    :)

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  2. A dire la verità avevo pensato a qualcosa di simile. Avevo pensato di concluderlo come dice lei, oppure scrivendo "la mia vita è cambiata per colpa di una lettera, ora sta per succedere anche a te. Sei tu a dover svolgere una faccenda per me ora." Tanto per creare un po' di suspance. Ma conoscendomi so che non sarei riuscita a concluderlo così, sarei andata avanti e sarebbe diventato troppo lungo. Comunque grazie prof :)

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