martedì 9 aprile 2013

Il binario del ritorno.


"Cosa prendiamo?" chiese la ragazza. Si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo. "Fa piuttosto caldo" disse l'uomo.
-Forse sei troppo agitato, è solo un viaggio e, dopotutto, sei abituato a vagabondare per il mondo..- disse la ragazza facendo scorrere la sua mano lungo il tavolo, per intrappolare quella dell’amico, senza smettere di guardarlo negli occhi.

-Non si tratta ‘solo di un viaggio’. Per me è qualcosa di molto più importante.- rispose Edward, biascicando quelle poche parole in spagnolo da lui conosciute, accompagnate da un buffo accento americano. Si liberò dalla presa e incrociò le braccia davanti al petto chiudendosi in se stesso per qualche minuto.

Dalila, presa dal nervosismo, iniziò a picchiettare le dita sul tavolo, sfiorando ogni tanto il grande cappello di paglia poggiato davanti a lei. Il vento soffiava forte quel giorno, il piccolo nastro di raso multicolore legato al copricapo iniziò a sventolare rivolto verso i binari occupati da treni carichi di persone in arrivo da ogni parte del mondo. In quel silenzio, Dalila si perse a pensare a tutte le persone che viaggiavano continuamente come Edward. Mai una città lo avrebbe colpito così tanto da permettergli di restare per sempre; eppure era convinta di esserci riuscita, di aver fatto innamorare Edward di quel luogo.. Invece come sempre, stava per fuggire, come per evitare di affezionarsi troppo.

Le filze di tubetti di bambù ondeggiavano sinuose al passaggio del vento, scontrandosi tra di loro e creando quasi una piccola ed impercettibile melodia.
Edward la osservava di nascosto, cercando di capire cosa le passasse per la mente. Fissava distratta i giochi di ombra che, grazie al sole, si creavano sul lastricato.

-Hai deciso che non mi parlerai finché non partirò?- ironizzò Edward posando i gomiti sul piccolo tavolo condiviso. Dalila continuò a rimanere in silenzio. Il suo vero problema, forse era proprio che si era innamorata di Edward, ma questo stava per andarsene per sempre. Confessarglielo in quel momento era inutile, non sarebbe di certo cambiato qualcosa! Avrebbe dovuto dirglielo quando si trovavano proprio sulla riva dell’Ebro, mentre osservavano il tramonto. Aveva perso l’occasione e si doveva rassegnare.

All'altoparlante venne annunciato che il treno era giunto in stazione. Edward, capì che era meglio andarsene, lasciando che Dalila sprofondasse nel suo silenzio. Gli dispiaceva lasciarla li, avrebbe voluto regalarle almeno un ultimo abbraccio, dato che da tempo sentiva di aver maturato più che un affetto per lei, forse s’era addirittura innamorato.
L’uomo afferrò la valigia, lanciò un’ultima occhiata alla ragazza e si diresse verso il binario, trascinandosi il peso di un cuore spezzato.
Dalila invece, rimase qualche secondo seduta al tavolo cercando di trattenere le lacrime. Odiava piangere, specialmente in luoghi affollati. Si alzò e si allontanò velocemente dal tavolo.
Pochi passi e sentì una voce chiamarla.

-Signorina, ha dimenticato il suo cappello!- era una voce che Dalila conosceva bene… Si girò di scatto lasciando che la gonna del suo abito ruotasse insieme a lei.

Edward la osservava sorridendo e stringendo la valigia in un mano e il cappello nell'altra.  Lasciò andare entrambe, stringendo a sé Dalila e finalmente sfiorò le sue tanto agognate labbra.  

2 commenti:

  1. Toglierei l'ultima frase, il testo risulterebbe più efficace

    :)

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  2. Ha ragione prof, avevo infatti fatto fatica a trovare un finale 'giusto', ma è meglio senza.. Grazie :)

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