martedì 23 aprile 2013

I tre fratelli

La compagnia veniva su, sbandata, per la scorciatoia che infila il crinale del colle: tanta era la fretta che i sassi rimossi dai ragazzi, rotolando in giù e urtando i piedi delle tre signore, non parevano nemmeno avvertiti.
I primi grilli della sera cominciavano a chiamarsi, qualche uliva rinsecchita, nei campi al di là dei muriccioli, crocchiava cadendo dal ramo sulle stoppie. Nessuno chiacchierava o cantava più come un'ora fa, sotto i castagni. Ne avevano combinata un'altra quei tre! Stavolta erano riusciti a rubare una tavoletta di cioccolata nel piccolo chiosco del paese e se l'erano filata a gambe levate, inseguiti per un tratto dal vecchio proprietario che imprecava agitando il suo bastone da passeggio.
Sulla stradicciola di campagna stava iniziando a scendere una fitta nebbia. Poco dopo i ragazzi non riuscirono più a vedere niente. Non capivano dov'erano. C'era un silenzio di tomba. Non riuscivano ad orientarsi. Decisero di continuare quella strada anche se non sapevano dove li avrebbe portati. Stavano vicini per evitare di perdersi in quella densa coltre bianca, così densa che quasi si poteva tagliarla con un coltello. Camminarono per un bel pezzo, inciampando ogni tanto nelle buche perché non sapevano dove mettere i piedi. A un certo punto arrivarono a un bivio. "E adesso che si fa?", disse Francesco, "destra o sinistra?". I tre si guardarono un attimo in silenzio. "Be' visto che non sappiamo dove portino le strade, prendere l'una o l'altra sarà la stessa cosa." disse Sergio. Decisero di andare a sinistra. Per essere tre giovani ragazzi erano molto coraggiosi, soprattutto il piccolo Fabio, il più giovane dei tre fratelli. Aveva solo undici anni. Francesco e Sergio invece ne avevano già 14 e 13. Purtroppo i tre si avventurarono per la strada sbagliata. Per colpa di quella nebbia, non avevano notato il cartello di fianco alla strada che indicava una piccola trattoria, "il? Miragatto". Continuarono a camminare e camminare. Mamma Adele era abituata ormai al ritardo dei figli e non si preoccupò. Anche papà Giuseppe era tranquillo. Quando sarebbero tornati a casa però, gliene avrebbe dette quattro a quei vagabondi, ma sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla. Poco dopo i tre fratelli arrivarono ad un'immensa radura, e la nebbia stava a poco a poco scomparendo lasciando spazio all'immenso biancore lunare che illuminava le folte chiome degli alberi. Le timide margherite si erano chiuse, addormentandosi, quasi accarezzate dal cielo, ora limpido e punteggiato di stelle, che le aveva accolte dando loro la buonanotte. I tre erano entusiasti e si misero a rotolare nell'erba umida e morbida. Presero la cioccolata e se la divisero. La mangiarono sdraiati nell'erba a guardare le stelle, contemplando l'infinito blu che li sovrastava. Faceva abbastanza freddo e accesero un fuoco e si riunirono attorno. La legna scarseggiava così Francesco e Sergio andarono a prenderne dell'altra. "Hey Fabio non ti muovere da qui e se ti serve qualcosa fai un fischio ok?" disse Sergio. "Si si non ti preoccupare, andate pure." Appena i due scomparirono in mezzo agli alberi, Fabio cominciò ad esplorare la radura. Scorse un piccolo ruscello e ci mise dentro i piedi. "Accidenti che freddo!" penso fra sè e sè. Continuò la sua passeggiata, ma la nebbia lo colse di nuovo, all'improvviso. "Oh no, e adesso come torno al fuoco?" pensò. Proseguì e si trovò in un bosco. Sentiva lo scricchiolare gli alberi e il frinire dei grilli, e tutto questo gli metteva angoscia. Ad un certo punto sentì delle voci soffuse venire da dietro alcuni cespugli. Si avvicinò con cautela. Un'ombra nera si alzò sopra di lui, con le braccia alzate e gli gridò: "Ciao bel bambino! Vieni qua dai!". Fabio terrorizzato, svenì. Si svegliò più tardi nel letto di casa sua. "Francesco! Sergio! Venite subito a chiedere scusa a vostro fratello, imbecilli!" urlò il papà. Appena arrivarono mollò loro un bel ceffone dietro la testa. Si avvicinarono albletto. Fabio li guardò un po' intontito e con gli occhi appannati. "Scusa, stavamo solo scherzando..." dissero in coro. Accettaò le loro scuse. Appena si girarono per uscire dalla stanza, mollò a tutti e due una bella sberla con il cuscino. Loro si girarono di scatto e Fabio li guardò con una faccia compiaciuta. Noncuranti uscirono dalla stanza. Ritornarono poco dopo con due grossi cuscini e cominciarono ad infierire su di lui. Poco dopo si trovarono stanchi morti e ricoperti di piume. "Tregua?" disse Francesco. "Tregua!", risposero gli altri due. E se ne andarono a fare colazione lasciando dietro di loro la stanza sottosopra.

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