martedì 9 aprile 2013

L'amuleto


La casa sorgeva sulla parte più alta della stretta lingua di terra tra la baia e il mare aperto. Aveva resistito a tre uragani ed era una costruzione solida come una nave.

L'ombreggiavano alte palme da cocco piegate dagli alisei, e uscendo di casa dal lato dell'oceano si poteva scendere per la scogliera, traversare la striscia di rena bianca ed entrare nella Corrente del Golfo. A guardarla in una giornata senza vento l'acqua della Corrente era blu scuro. Ma quando ci s'immergeva, sopra quella rena bianca e farinosa c'era solo la luce verde dell'acqua, e di ogni pesce grosso si vedeva l'ombra molto tempo prima che quello potesse raggiungere la spiaggia.
Era un gran giorno, uno di quelli che si aspetta da una vita, dove ci si sveglia alla mattina e si pensa che niente potrà andare per il verso sbagliato. Edwyn lo sentiva, lo percepiva nell'aria. Indossava una maglietta rossa e un paio di pantaloncini blu scoloriti dal tempo. Al collo portava una vecchia collana costruita con suo nonno utilizzando semi e una corda logora, e come ciondolo un amuleto esagonale. Non gli piaceva particolarmente, i semi erano appuntiti e spesso lo pungevano. Nonostante ciò la indossava praticamente sempre. Era l'unico oggetto che ancora lo legava alla sua infanzia. Tutte le sue cose erano state spazzate via dagli uragani. Uragani potenti, enormi, che non avevano risparmiato nemmeno la sua famiglia. Edwyn uscì di casa, nella quale viveva con la nonna, e si stiracchiò leggermente. Il mare era calmo e mentre camminava la sabbia bianca gli solleticava i piedi. Camminò fino a giungere al punto in cui l'acqua gli arrivava alle caviglie. Era limpida e pulita. Gli piaceva quella posizione, gli piaceva guardare oltre. Si immaginava cosa potesse esserci oltre l'orizzonte, dopo la linea che separa il mare dal cielo. Poi si incamminò verso casa. Era il momento che odiava di più. La sensazione della sabbia che si attacca ai piedi bagnati gli dava un'idea di fastidio e disordine. Stava per raggiungere l'uscio quando, tra i cespugli lì accanto, udì dei fruscii sospetti. Un cervo, eretto in tutta la sua maestà, lo scrutava in modo cupo. Edwyn si sentì pervadere da un brivido che lo percorse dalla schiena alla punta dei piedi. Non ne aveva mai visto uno in quella zona, non pensava che quegli animali potessero arrivare anche lì. Anzi, non capiva proprio come ci fosse capitato. Quando poi il cervo riprese il suo cammino, egli non poté fare a meno di seguirlo. Come se una forza superiore lo stesse guidando. Come quando si vieta di fare qualcosa. È testato che più una cosa viene proibita, più cresce il desiderio involontario di compierla. Edwyn cominciò a seguire la creatura nel bosco, gli sembrava di essere in una di quelle fiabe per bambini, come "Cappuccetto Rosso". Solo che ora nel bosco c'erano lui e un cervo. 
L'animale si fermò davanti a una parete di roccia. Curioso e affannato, il giovane si guardò in giro. Attorno a lui si potevano udire soltanto il suo respiro pesante e le zampe del cervo sull'erba bagnata. Davanti a lui il sentiero bloccato era costituito da rocce solide e compatte, color cenere, interrotte qua e là da erbacce. Alla sua destra, in basso, uno strano masso più scuro degli altri aveva attirato la sua attenzione. Al centro, una strana cavità a forma esagonale. Edwyn, con il cuore in gola per l'emozione, si sfilò la collana e l'appoggiò. 

[...]

Lena, nonna di Edwyn, aveva appena preparato la colazione. Guardò fuori dalla finestra e, incredula, corse fuori. Davanti all'uscio un cervo magnifico la fissò per qualche secondo, per poi scomparire nell'oscurità del bosco. Una strana macchia esagonale sul petto fece sussultare la povera donna che si accasciò a terra tremante. 

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