martedì 16 aprile 2013

ASSASSINO SULL' AUTOBUS

Il silenzio della neve, pensava l'uomo seduto dietro all'autista del pullman. Se questo fosse stato l'inizio di una poesia, avrebbe chiamato "silenzio della neve" ciò che sentiva dentro.

Aveva preso il pullman che l'avrebbe portato da Milano fino a Roma. Paolo amava viaggiare, fin da quando era bambino. Passava tutto il tragitto in silenzio a guardare fuori dal finestrino.
Il viaggio non sarebbe durato più di sei ore e finalmente  avrebbe potuto riabbracciare sua madre e suo padre che non vedeva da mesi. Il pensiero di poter tornare nella sua città natale  dopo così tanto tempo rallegrò Paolo. Viveva a Milano da ormai un anno, quanto basta per capire che a Milano la vita è più dura e che la maggior parte della gente è schietta e avida. Roma è diversa: la gente è quasi sempre di buon umore e ti sorride anche se sei vestito da contadino e non in un completo firmato.
Il pullman stava per partire quando all’improvviso la porta si spalancò e un uomo di mezz’età salì . Aveva un cappotto grigio coperto da un leggero strato di neve, un cappello consumato dal tempo e una sciarpa di lana rossa.
Si avvicinò a Paolo e gli chiese cortesemente se poteva sedersi accanto a lui, Paolo avrebbe voluto rispondergli di no, in viaggio gli piaceva starsene per conto suo, ma quel uomo lo incuriosiva, così gli fece cenno di sedersi. La cosa che stupì Paolo è che quel uomo non aveva nessuna valigia,ma solo un piccolo zainetto.
Il pullman partì, era mattino presto e l’unica cosa che illuminava le strade erano i fari delle macchine.
Paolo si addormentò. Si svegliò dopo qualche ora,nevicava ancora e fuori, nonostante fossero già le otto e mezzo, c’era ancora abbastanza buio. Si girò per dare un’occhiata al suo vicino : stava leggendo un libro, piuttosto voluminoso. Incuriosito provò a guardare meglio il libro, ma l’uomo  alzò lo sguardo e gli disse gentilmente: “C’è qualcosa che non va?” Paolo rispose imbarazzato:“Ehm no, ero solo curioso di sapere il titolo del suo libro”. Solo a quel punto si accorse che non c’era nessun titolo sulla copertina. “Oh, ma questo non è un libro, è semplicemente la mia storia”, gli disse l’uomo sorridendo. Paolo annuì:“Ah, capisco, mi scusi molto”, era sempre più a disagio. Il suo vicino si limitò a sorridergli e si rimise a leggere, Paolo ritornò a guardare fuori dal finestrino come era solito a fare. Il pullman si era fermato, erano arrivati Bologna. L’uomo si girò verso di lui e gli disse amichevolmente: “Io scendo qui, buona fortuna”. “Arrivederci” gli rispose Paolo e guardò l’uomo scendere dal pullman. Stette per rimettersi a guardare fuori dal finestrino quando notò che l’uomo aveva dimenticato il suo diario. Ormai l’autobus era partito e ogni tentativo di fermarlo sarebbe stato inutile, così Paolo tornò a guardare fuori. Dopo neanche un’ora l’autobus si fermò nuovamente, ma questa volta era perché erano bloccati in una coda talmente lunga che non si riusciva a vedere l’inizio. Paolo si innervosì, non riusciva a guardare fuori dal finestrino e nemmeno ad addormentarsi col pullman fermo. Non aveva portato con se neanche una rivista. In quel momento gli cadde l’occhio sul sedile vicino al suo dove si trovava il diario dell’uomo sceso a Bologna, lo prese e iniziò a leggere. In fondo lui non sarebbe mai venuto a saperlo.
Giorno  1
Oggi è il mio ventiquattresimo compleanno, fuori piove ancora, meglio così, detesto il bel tempo. Mi sono appena alzato dal letto, è già tardi, mi vesto in fretta se no rischio di arrivare tardi all’università, prima però controllo la cassetta della posta, così per scrupolo. Anche quest’anno stesso risultato : tutti si sono scordati del mio compleanno. Non mi ero rattristito più di tanto, a nessuno importava di me e io avevo imparato a farci l’abitudine.
Le lezioni anche quest’oggi sono state strazianti, credo che tra non molto abbandonerò gli studi. Vorrei trasferirmi in qualche villaggio in Inghilterra, mi hanno detto che piove spesso da quelle parti. Mentre esco dall’università vedo alcuni gruppetti di studenti che ridono e scherzano fra di loro mentre io mi sento ogni giorno più solo. È da anni che nessuno si interessa di me, è perché sono diverso, le persone hanno paura di me. Dopo aver pranzato decido di andare a trovare una ragazza, che aveva soltanto finto di interessarsi a me. Mi aveva preso in giro. La porta è aperta, inizio a tremare. Entro lentamente, ho il cuore a mille, ma sono sicuro di quello che voglio fare. Qualcuno. si avvicina …
Paolo si addormenta con il libro ancora aperto. Dorme da circa due ore quando viene svegliato dalla voce dell’automobilista il quale annuncia che tra un ora sarebbero arrivati a Roma. Paolo chiude il libro e torna a guardare fuori dal finestrino, in fondo cosa gliene può importare di quello che ha fatto quel uomo nella sua vita e per di più lui odiava leggere.
Finalmente il pullman arrivò a Roma e Paolo riabbracciò i suoi genitori contento del fatto di essere tornato a casa. Erano già le sette di sera e sua madre gli aveva preparato un bel piatto di pastasciutta come lei sola sa fare. Andò a dormire a pancia piena e si risvegliò la mattina tardi del giorno seguente. Mentre beveva il caffè in cucina Paolo accese la televisione per ascoltare il telegiornale. Stava per alzarsi quando una notizia attirò la sua attenzione : “Un automobilista di un pullman diretto da Milano verso Roma trova il diario del pericoloso serial killer Mauro Rossi, grazie alle sue indicazioni la polizia è riuscita a trovare lo spietato assassino che da tempo stava cercando“, poi apparve la foto del uomo che si era seduto sul pullman accanto a lui …

2 commenti:

  1. quel uomo>quell' uomo
    vedere> vederne
    con se< con sè
    dell’automobilista > dell'autista
    un ora> un'ora
    Un automobilista < un autista
    Rossi, grazie> Rossi. Grazie
    del uomo > dell'uomo

    quanti errori di ortografia!!!

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  2. dimenticavo:
    ASSASSINO SUL AUTOBUS
    Sull'autobus!

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