Aveva preso il pullman che l'avrebbe portato da Milano fino a Roma. Paolo amava
viaggiare, fin da quando era bambino. Passava tutto il tragitto in silenzio a
guardare fuori dal finestrino.
Il viaggio non sarebbe durato più di sei
ore e finalmente avrebbe potuto
riabbracciare sua madre e suo padre che non vedeva da mesi. Il pensiero di
poter tornare nella sua città natale dopo così tanto tempo rallegrò Paolo. Viveva a
Milano da ormai un anno, quanto basta per capire che a Milano la vita è più dura
e che la maggior parte della gente è schietta e avida. Roma è diversa: la gente
è quasi sempre di buon umore e ti sorride anche se sei vestito da contadino e
non in un completo firmato.
Il pullman stava per partire quando
all’improvviso la porta si spalancò e un uomo di mezz’età salì . Aveva un
cappotto grigio coperto da un leggero strato di neve, un cappello consumato dal
tempo e una sciarpa di lana rossa.
Si avvicinò a Paolo e gli chiese
cortesemente se poteva sedersi accanto a lui, Paolo avrebbe voluto rispondergli
di no, in viaggio gli piaceva starsene per conto suo, ma quel uomo lo
incuriosiva, così gli fece cenno di sedersi. La cosa che stupì Paolo è che quel
uomo non aveva nessuna valigia,ma solo un piccolo zainetto.
Il pullman partì, era mattino presto e
l’unica cosa che illuminava le strade erano i fari delle macchine.
Paolo si addormentò. Si svegliò dopo
qualche ora,nevicava ancora e fuori, nonostante fossero già le otto e mezzo,
c’era ancora abbastanza buio. Si girò per dare un’occhiata al suo vicino : stava
leggendo un libro, piuttosto voluminoso. Incuriosito provò a guardare meglio il
libro, ma l’uomo alzò lo sguardo e gli
disse gentilmente: “C’è qualcosa che non va?” Paolo rispose imbarazzato:“Ehm
no, ero solo curioso di sapere il titolo del suo libro”. Solo a quel punto si
accorse che non c’era nessun titolo sulla copertina. “Oh, ma questo non è un
libro, è semplicemente la mia storia”, gli disse l’uomo sorridendo. Paolo annuì:“Ah,
capisco, mi scusi molto”, era sempre più a disagio. Il suo vicino si limitò a
sorridergli e si rimise a leggere, Paolo ritornò a guardare fuori dal
finestrino come era solito a fare. Il pullman si era fermato, erano arrivati
Bologna. L’uomo si girò verso di lui e gli disse amichevolmente: “Io scendo
qui, buona fortuna”. “Arrivederci” gli rispose Paolo e guardò l’uomo scendere
dal pullman. Stette per rimettersi a guardare fuori dal finestrino quando notò
che l’uomo aveva dimenticato il suo diario. Ormai l’autobus era partito e ogni
tentativo di fermarlo sarebbe stato inutile, così Paolo tornò a guardare fuori.
Dopo neanche un’ora l’autobus si fermò nuovamente, ma questa volta era perché
erano bloccati in una coda talmente lunga che non si riusciva a vedere
l’inizio. Paolo si innervosì, non riusciva a guardare fuori dal finestrino e
nemmeno ad addormentarsi col pullman fermo. Non aveva portato con se neanche
una rivista. In quel momento gli cadde l’occhio sul sedile vicino al suo dove si
trovava il diario dell’uomo sceso a Bologna, lo prese e iniziò a leggere. In fondo
lui non sarebbe mai venuto a saperlo.
Giorno
1
Oggi è il mio ventiquattresimo
compleanno, fuori piove ancora, meglio così, detesto il bel tempo. Mi sono
appena alzato dal letto, è già tardi, mi vesto in fretta se no rischio di
arrivare tardi all’università, prima però controllo la cassetta della posta,
così per scrupolo. Anche quest’anno stesso risultato : tutti si sono scordati
del mio compleanno. Non mi ero rattristito più di tanto, a nessuno importava di
me e io avevo imparato a farci l’abitudine.
Le lezioni anche quest’oggi sono state
strazianti, credo che tra non molto abbandonerò gli studi. Vorrei trasferirmi
in qualche villaggio in Inghilterra, mi hanno detto che piove spesso da quelle
parti. Mentre esco dall’università vedo alcuni gruppetti di studenti che ridono
e scherzano fra di loro mentre io mi sento ogni giorno più solo. È da anni che
nessuno si interessa di me, è perché sono diverso, le persone hanno paura di me.
Dopo aver pranzato decido di andare a trovare una ragazza, che aveva soltanto
finto di interessarsi a me. Mi aveva preso in giro. La porta è aperta, inizio a
tremare. Entro lentamente, ho il cuore a mille, ma sono sicuro di quello che
voglio fare. Qualcuno. si avvicina …
Paolo si addormenta con il libro ancora
aperto. Dorme da circa due ore quando viene svegliato dalla voce
dell’automobilista il quale annuncia che tra un ora sarebbero arrivati a Roma.
Paolo chiude il libro e torna a guardare fuori dal finestrino, in fondo cosa
gliene può importare di quello che ha fatto quel uomo nella sua vita e per di
più lui odiava leggere.
Finalmente il pullman arrivò a Roma e
Paolo riabbracciò i suoi genitori contento del fatto di essere tornato a casa.
Erano già le sette di sera e sua madre gli aveva preparato un bel piatto di
pastasciutta come lei sola sa fare. Andò a dormire a pancia piena e si
risvegliò la mattina tardi del giorno seguente. Mentre beveva il caffè in
cucina Paolo accese la televisione per ascoltare il telegiornale. Stava per
alzarsi quando una notizia attirò la sua attenzione : “Un automobilista di un
pullman diretto da Milano verso Roma trova il diario del pericoloso serial
killer Mauro Rossi, grazie alle sue indicazioni la polizia è riuscita a trovare
lo spietato assassino che da tempo stava cercando“, poi apparve la foto del
uomo che si era seduto sul pullman accanto a lui …
quel uomo>quell' uomo
RispondiEliminavedere> vederne
con se< con sè
dell’automobilista > dell'autista
un ora> un'ora
Un automobilista < un autista
Rossi, grazie> Rossi. Grazie
del uomo > dell'uomo
quanti errori di ortografia!!!
dimenticavo:
RispondiEliminaASSASSINO SUL AUTOBUS
Sull'autobus!