La compagnia veniva su, sbandata, per la scorciatoia che infila il crinale del colle: tanta era la fretta che i sassi rimossi dai ragazzi, rotolando in giù e urtando i piedi delle tre signore, non parevano nemmeno avvertiti.
I primi grilli della sera cominciavano a chiamarsi, qualche uliva rinsecchita, nei campi al di là dei muriccioli, crocchiava cadendo dal ramo sulle stoppie.
La comitiva era formata da una decina di ragazzi, sui sedici anni.
Avevano passato una bella serata in campagna, come tutti i giovincelli del piccolo paese, tra una chiacchierata, una bottiglia di birra e chissà quale altro alcolico.
Aveva appena preso a piovere e i ragazzi, un po’ brilli, cercavano un punto di riparo in tutta fretta. Presero a correre, ma Giorgia, forse l’unica sobria, rimase dietro; non le piaceva correre e in più adorava stare sotto la pioggia. La ragazza non era un tipo da estate e pantaloncini corti, amava l’inverno, la pioggia e la neve; ma i suoi gusti, ora, sono irrilevanti.
Fatto sta che rimase dietro. Lontana dai suoi amici. Lontana coi pensieri, più che altro. Camminava e pensava, pensava e camminava. La fantasia era forse una delle più grandi doti di Giorgia. Ma i suoi pensieri non erano tutti rose e fiori, aveva anche lei dei brutti periodi, e questo era uno di quelli. Camminare sotto la pioggia la aiutava a chiarire le idee, come se le goccioline lavassero via qualunque tristezza, qualunque malinconia.
Navigava con la mente sulle strade piene di pozzanghere quando vide, anzi non vide i suoi amici, che probabilmente erano già lontani.
Il cielo si faceva sempre più scuro e le strade poco illuminate le mettevano un po’ di ansia, così decise di raggiungere la compagnia, ma ad un tratto nessuno chiacchierava o cantava più come un'ora fa.
Giorgia si alzò da terra, era in mezzo alla strada, accanto ad una macchina.
Cercò di comprendere cosa fosse successo, si ricordava che era sul punto di attraversare la strada ma cosa ci faceva a terra?
Una passante, una ragazzina poco più grande si avvicinò spaventata.
Il panico;
la soccorse.
Giorgia comprese che era stata investita, non aveva minimamente notato la macchina che le veniva in contro. Era successo tutto in pochi secondi.
La ragazza strisciò verso il marciapiede, le facevano male le gambe.
Si portò istintivamente le mani alle guance e vide che le dita rimasero rosse.
‘‘sto sanguinando?’’ chiese alla ragazza che l’aveva aiutata a spostarsi dalla strada.
‘’è meglio se non ti tocchi’’ rispose.
Non fecero in tempo a dire altro, si sentì il suono stridulo della sirena dell’ambulanza che in pochi secondi arrivò. La portarono in via, Giorgia fece solo in tempo a girarsi e lasciare sfuggire dalle sue labbre un ‘‘grazie mille’’.
Non le aveva chiesto neanche il nome.
Chissà chi era quella ragazza, si chiede ancora oggi.
Forse, era semplicemente il suo angelo custode.
:)
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