Erano appena passate le quattro di un pomeriggio di primo autunno. Sandra, la domestica, si staccò dalla finestra della cucina che dava sul lago con le labbra serrate; da mezzogiorno, era già la quindicesima o ventesima volta. Questa volta, mentre veniva via, disfece e riannodò distrattamente le stringhe del grembiule.
Era di nuovo il telefono. Non ne poteva più di sentirlo squillare. E tutte le volte la stessa solfa. “Pronto, casa Novelli. No, l'avvocato non c'è, mi dispiace, riprovi più tardi. Arrivederla, e buona giornata”. Andò a rispondere. Ma stavolta non cercavano l'avvocato. Una voce penetrante e tenebrosa parlava all'altro capo della cornetta. Di primo acchito Sandra pensò fosse uno scherzo e riattaccò. Se ne tornò alla finestra a guardare il lago. Le venne in mente di quella volta che con la sua nipotina Ester era andata a giocare in riva al lago, tirando i sassi sul pelo dell'acqua per farli rimbalzare. Vinceva sempre Sandra e poi la bambina faceva il muso per un po'. Un sorriso le si disegnò sul volto, seguito subito dopo da una lacrima. Quanto le mancava. I suoi pensieri vennero interrotti di nuovo dal trillo insistente del telefono. “Accidenti, di nuovo!”, farfugliò. Si asciugò il viso e rispose. Era sempre quella voce, ma stavolta invece che riattaccare, stette ad ascoltare. Non sapeva perché ma restò ad ascoltare. “Ho una sorpresa per lei, signorina” disse la voce. Poi sentì una bambina che parlava. Era spaventata, le tremava la voce. “A-aiutami, t-ti prego aiutami. Ho p-paura!”. “Oh mio Dio, ma è Ester!”, pensò. Ester era scomparsa un anno prima. La polizia l'aveva cercata ovunque, ma non si era trovato uno straccio di indizio. E adesso quella telefonata. “Ester! Ester, sei tu tesoro?!”, “Sì z-zia sono io! Vieni a prendermi!” e scoppiò in lacrime. Poi quell'uomo parlò di nuovo: “Le conviene fare quello che voglio se vuole rivedere la bambina! Ha capito?”.
“S-sì, sì ho capito”.
“Bene, mi ascolti attentamente. Deve venire nel bosco, sopra la collina, sola, con dieci milioni di lire. Troverà una grotta. Entri e lasci lì la valigetta coi soldi. Le do tre giorni. Se non si presenterà entro la scadenza sa già cosa succederà alla bambina. Tu-tu-tu-tu...”. Aveva riattaccato. Sandra era sconvolta. Si inginocchiò. Piangeva, urlava. Spaventata, arrivò correndo la signora Novelli. La trovò distesa sul pavimento, con gli occhi gonfi.
“Sandra! Che ti succede! Signore, perché piangi?!”. La tirò su e la abbracciò.
“Ester! Ester!”.
“Chi è Ester? Su, smettila di piangere, adesso! Siediti qui sul divano, su”. A poco a poco Sandra si riprese. Singhiozzava e tremava. “Ester...e-era il rapitore di Ester...”.
“Va tutto bene adesso, tranquillizzati. Chi è Ester, tesoro?”.
“È m-mia nipote. L'hanno rapita un anno fa.”
“Oh Dio mio...adesso stai calma ok? Che cosa ti hanno detto?”
“Vogliono che vada su in collina, da sola...hanno chiesto dieci milioni di lire entro tre giorni oppure...”. Si mise di nuovo a piangere.
“No, no non fare così. Stai calma, vedrai che si sistemerà tutto, credimi. Ti aiuteremo io e Guido per il riscatto. Vieni qui, abbracciami”. Guido era l'avvocato Novelli, il padrone di casa, il marito della signora Gloria, la signora Novelli.
“G-grazie signora Novelli, grazie tante...”
“Chiamami Gloria”. E le sorrise. Sandra lavorava lì da poche settimane, ma Gloria si era affezionata subito a lei. Era una ragazza sveglia e cordiale.
“Vado a prenderti un bicchiere d'acqua fresca, aspettami qui”. Invece che andare in cucina, andò al telefono per chiamare Guido. La cornetta era penzoloni lungo il bel mobile di legno intarsiato che arredava il piccolo atrio. Compose il numero della casa del signor Salani; l'avvocato era la per un colloquio di lavoro. Rispose la domestica: “Buongiorno, sono la signora Novelli, ho urgente bisogno di parlare con mio marito.” , “Certamente, attenda un momento.” “Grazie.”
“Gloria, che succede? Sto facendo un colloquio di lavoro, si può sapere ch...”
“Ascoltami Guido, è molto importante, si tratta di Sandra. Devi venire subito a casa capisci? E senza storie”.
Quando la signora Novelli diceva qualcosa era un ordine, quindi il marito si rassegnò all'idea di controbattere. “E va bene, sarò lì tra qualche minuto”. Quindi tornò da Sandra e le porse il bicchier d'acqua. “Tra poco arriverà Guido e sistemeremo tutto. Ora vado un attimo in camera mia. Torno tra poco”. E uscì dalla stanza. Sandra si avvicinò di nuovo alla finestra, stavolta non guardò il lago. Guardò la collina di fronte. I genitori di Ester - suo fratello e la cognata - erano morti in un incidente d'auto, e Ester era molto piccola quando venne affidata a Sandra che l'aveva cresciuta come una figlia. Finchè un giorno, mentre Ester giocava nel giardino di casa, scomparve nel nulla. E ora quella maledetta telefonata. Ma perchè ora? In quel momento arrivarono i signori Novelli: “Sandra, mia moglie mi ha raccontato tutto, mi dispiace davvero molto. Ti aiuteremo noi non ti preoccupare. Ora bisogna avvertire la polizia”.
“No! Non lo faccia! Metteremmo in pericolo Ester! So già cosa fare.”
“E va bene, come vuoi. Ho già preso i soldi. Sono in una ventiquattr'ore. L'ho messa sul mobile dell'atrio.”
“Grazie. Vado immediatamente.”
“No, aspetta,” disse Gloria, “si sta facendo buio, potrebbe essere ancora più pericoloso. Resta qui stanotte. Andrai dom...”
“Non ci penso nemmeno! Non voglio lasciare Ester un secondo di più nelle mani di quel rapitore! Vado adesso.”
Così dicendo, uscì, prese la valigetta e salì in auto. Partì come una scheggia verso la collina. Entrò nel piccolo bosco pieno di rami secchi e scricchiolanti. Era completamente buio, così accese la piccola torcia che aveva trovato sotto il sedile della macchina. Camminò per quasi mezz'ora. Aveva un freddo cane. Aveva ancora addosso i vestiti da domestica. Finalmente riuscì a scorgere una rientranza nella parete della collina. Si avvicinò con cautela. Era la grotta di cui parlava il rapitore. Entrò, facendo attenzione a dove mettere i piedi. Lasciò la valigetta poco dopo l'ingresso e urlò: “Ho portato i soldi! Ora dammi Ester!”. Ci furono qualche attimi di silenzio, poi sentì una voce alle sue spalle. Si spaventò a morte, accidenti! Era il rapitore, incappucciato, con Ester! Teneva la bambina ferma davanti a sé con la pistola puntata alla testa. Ester piangeva. “Apri la valigetta e fammi vedere i soldi! Muoviti!”. Si guardava intorno, furtivo. “Eccoli qui, dieci milioni. Ora lasciala, ti prego!”. “Prima dammi la valigetta e tieni le mani in alto!”. Sandra diede un calcio alla valigetta che arrivò proprio ai piedi del rapitore. Così lasciò andare la bambina, prese la valigetta e scappò via. Ester corse da Sandra. Si abbracciarono fortissimo per almeno dieci minuti senza dire niente. Poi tornarono alla macchina. Sandra mise in moto. Non pensava a prendere il rapitore, le importava soltanto che Ester fosse tornata sana e salva. Tornate alla villa le accolse l'abbraccio dei signori Novelli. Si abbracciarono come se facessero parte di un'unica famiglia, e Ester disse: “Grazie mamma!”. E diede un bacio a Sandra, ora più felice che mai.
Brava Serry! Mi é piaciuto moltissimo!
RispondiEliminastavolta, invece
RispondiEliminaperché, ma
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