martedì 16 aprile 2013

La solitudine



Il silenzio della neve, pensava l'uomo seduto dietro all'autista del pullman. Se questo fosse stato l'inizio di una poesia, avrebbe chiamato "silenzio della neve" ciò che sentiva dentro.
Aveva preso il pullman che l'avrebbe portato dal suo paesino di campagna a Milano, una città molto affollata, piena di negozi, persone, smog, proprio quella in cui non avrebbe mai voluto abitare. Lui era il tipico uomo di campagna: grande cappello di paglia sulla testa, camicia a quadri ormai sbiadita dai raggi del sole, un pantalone beige e scarpe marroni un po’ sporche di terra. Si sarebbe sentito un pesce fuor d’acqua in quella realtà spaventosa… almeno così credeva. Ma teneva troppo al suo sogno per rinunciarci: il poeta. Aveva avuto una vita abbastanza difficile: all’età di otto anni aveva perso entrambi i genitori in un incidente sul lavoro, e sua sorella maggiore Margo si era presa cura di lui. La sorella aveva lavorato molto per mantenerlo, e lui lo sapeva. Dopo quasi vent’anni, anche la sorella morì, e rimase da solo nella sua casetta di campagna. Tutta quella tristezza e solitudine le esprimeva mediante la poesia. Essa era l’unico suo mezzo di comunicazione. E così, con il passare degli anni, si era abituato a questa solitudine e aveva per fino scritto un intero libro di poesie, intitolato: “La solitudine”. Non era ben visto dai vicini di casa; tutti gli stavano alla larga e nessuno aveva dei buoni rapporti con lui. Pensavano addirittura che si drogasse, ma a lui non interessavano i pareri dei vicini; a lui interessava solamente il parere dell’editore del suo libro, un uomo sulla sessantina, molto gentile e disponibile con tutti. Al poeta non interessavano i soldi, ma voleva solo far conoscere alla gente il suo modo di pensare e affrontare la vita. All’inizio il suo libro aveva venduto solamente un centinaio di copie, ed era rimasto molto deluso di quel risultato. Poi invece, per parecchia pubblicità, il suo libro aveva venduto quasi cinquanta mila copie ed era rimasto veramente entusiasta. Così lo invitarono a una premiazione a Milano. All’inizio non voleva andarci poi invece, si fece convincere dall’editore e partì per quest’avventura.
Aveva anche cominciato a nevicare e l’uomo si ripasso molto bene il discorso che avrebbe dovuto fare alla premiazione. Poi si sentì finalmente pronto, scese dal pullman e lo smog di Milano lo invase.


2 commenti:

  1. per fino>perfino
    cinquanta mila> cinquantamila
    poi, invece
    ripasso > ripassò
    evita i luoghi comuni come quelli sull'abbigliamento

    :)

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  2. ok grazie. Comunque io avevo descritto l'abbigliamento che usava di solito, non quello che indossava mentre andava a Milano. Forse non l'ho scritto molto bene!;)

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