È una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, sul ponte quando improvvisamente gli appariva davanti.
Io non l’ho mai vista, ne ho solo sentito
parlare, i miei amici non ci credono. Dicono che è roba da pazzi e che i
fantasmi non esistono, ma secondo me anche loro hanno paura.
Sono partito da Napoli tre settimane fa
con i miei amici Salvatore, Giuseppe e Pietro, stiamo andando a New York,
dicono che lì c’è molto lavoro e si guadagna bene. In questo momento sono quasi
senza un soldo, ho speso tutto ciò che avevo per il biglietto di questa nave,
ma credo ne varrà la pena, lo spero.
Dormiamo in
un buco, lurido, con un altro uomo e una decina di topi. Il nostro coinquilino
si chiama Giacomo, è vecchio, non avrà meno di sessant’anni, presumo. La prima
notte Giacomo ci raccontò la storia di Anna.
Anna era una
ragazza nobile, alloggiava nei primi piani, in una di quelle stanze lussuose.
Aveva ventisette anni quando una notte si buttò in mare. Nessuno hai mai saputo
il perché di quel gesto, ma da quel giorno si tramanda una leggenda legata alla
sua morte. Giacomo ci ha spiegato che lei è ancora sulla nave, è un fantasma e
coloro che la vedono rimangono segnati a vita.
In quel
momento non ci facemmo spaventare, in fondo non era che una leggenda, buona per
i merli. Pochi giorni dopo mentre stavamo tornando nella nostra cosiddetta
cabina sentimmo un urlo provenire da poppa. Corremmo subito a vedere, c’era già
una piccola folla intorno a un ragazzo. Era bianco come un lenzuolo e gli occhi
gli erano quasi usciti dalle orbite, era morto. Lì vicino a lui c’era una donna
che piangeva. Nel giro di pochi secondi arrivarono due uomini della nave che
portarono via il cadavere. Nella folla riuscimmo a vedere Giacomo, gli corremmo
incontro per chiedergli spiegazioni sull’accaduto. La sua risposta fu: “È tornata”.
Durante
quella notte nessuno riuscì a chiudere gli occhi, avevano tutti troppa paura
per addormentarsi e scommetto che se non fosse stato per il fatto che eravamo
in mezzo all’oceano tutti avrebbero lasciato la nave.
Altri la
videro durante quelle settimane, non morirono tutti, alcuni smisero di parlare mentre
altri sembravano più morti che vivi. Dei morti viventi,ecco cosa sembravano.
In poco tempo
si diffuse la voce che c’era una malattia, trasmessa dai topi; coloro che
prestavano fede a queste voci erano troppo razionali e scettici per credere
negli spiriti. Io invece ci credevo e avevo paura. Non uscivo quasi più dalla
cabina, stavo lì tutto il giorno, i miei amici iniziarono a deridermi. Loro
avevano paura, ma non quanto me, infatti uscivano tranquillamente alla mattina
e rientravano tardi alla sera.
Passai così
due settimane, non mangiavo quasi più niente, solo qualcosa che mi portava
Giacomo ogni tanto. Non ci furono più avvistamenti di Anna e Salvatore riuscì a
convincermi ad uscire. Era un giorno ventoso nonostante ci fosse il sole, ricordo
che stavo passeggiando sul ponte quando la vidi. Era immobile e mi fissava con
uno sguardo gelido e malinconico. Rimasi paralizzato per la paura e ad un
tratto tutto intorno a me scomparve, c’era solo lei, e si stava avvicinando
sempre di più.
Più si
accostava più mi sentivo triste, la paura era quasi scomparsa del tutto. Quando
fu davanti a me le dissi: “Perché lo hai fatto?” Vidi le lacrime scenderle
lungo il viso, ci furono alcuni minuti di silenzio quando finalmente iniziò il
suo racconto: “Ero sposata con un uomo chiamato Tancredi, lo amavo, ma lui di
me amava solo la mia eredità. Mi sposò e poi mi tradì con un’altra donna, spezzandomi
il cuore. Mi tolse la gioia di vivere, così mi buttai”.
A quel punto
Anna mi afferrò il braccio violentemente, non aveva più uno sguardo triste, ma
maligno. Iniziai a gridare. Mi sveglio di soprassalto, era un sogno dunque,
solo un sogno. Mi alzai piano dal letto ancora spaventato e tremolante e andai
in bagno. Stavo per lavarmi le mani quando notai una chiazza rossa sul mio
braccio. Era l’impronta di una mano …
Ogni volta che scrivi un testo ci metti sempre dentro un pizzico di thriller.
RispondiEliminaMa stavolta ti sei superata, mannaggia a me che leggo sempre quello che scrivi alla sera.
Adesso ho paura ad andare a letto.
(comunque mi piace tantissimo)
scommetto che, se non fosse stato per il fatto che eravamo in mezzo all’oceano, tutti
RispondiEliminae, ad un tratto,
Mi sveglio> mi svegliai
:)