martedì 23 aprile 2013

E disse:"Meglio morire che essere adulti!"

Magari era lí che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte e lei passava davanti a qualcuno, ma quel qualcuno non é che la vedesse poi cosí bene: di sfuggita, come un'ombra lei passava sotto al naso al malcapitato.
Era Giovannina. Giovannina era  un fantasma, il fantasma di una bambina che disturbava tutti i passeggeri delle navi che facevano la stessa tratta del Titanic. Lei che su quella nave da titani aveva fatto il suo ultimo viaggio. Ogni giorno passeggiava sul ponte e, anche se qualcuno la intravedeva, lei andava avanti imperterrita a camminare perché sapeva che nessuno avrebbe creduto al suo avvistatore. Un giorno, però, Giovannina, si fece scorgere anche da me. Io mi avvicinai al fantasma, ma lei scappò via, spaventata, anche se quello spaventato sarei dovuto essere io. Prima che io potessi raccontare ai miei genitori quello che avevo visto, loro mi sommersero di domande, ma, soprattutto, erano inquietati dal fatto che io ero andato a vedere e cercare una cosa che nessun altro, oltre a me, poteva vedere. Due giorni dopo, Giovannina mi si avvicinò e mi sussurrò nell'orecchio di seguirla nella stiva e, quando fummo là, in primo luogo mi disse che le ispiravo fiducia e poi cominciò a parlarmi della sua breve/lunga vita. A dir la verità io mi stavo annoiando da matti anche perché lei non sapeva neanche come mi chiamassi e mi raccontava tutti i suoi problemi di cui a me non fregava piú di tanto. Quando ebbe finito mi chiese come mi chiamassi e le solite cose  che si chiedono appena conosci una persona; era abbastanza simpatica come ragazza, molto spavalda e sicura di sé anche se in fondo in fondo era triste; quando morí aveva piú o meno la mia stessa età e non si era potuta godere la sua vita e tutte le emozioni e le sensazioni legate ad essa. Ci piaceva chiaccherare tra noi cosí ogni giorno ci incontravamo nella stiva, sempre al solito orario, e anche se, ogni giorno raccontavo una scusa diversa ai miei genitori, loro stavano cominciando a mangiar la foglia. Cosí, un giorno, prima che uscissi mi chiusero la porta in faccia e cominciarono a farmi l'interrogatorio di terzo grado: il mio papà con le solite paranoie che io mi incontrassi con la fidanzata (che per lo piú non avevo) e la mia mamma si preoccupava che io mi bucassi con qualche ragazzo sbandato che avrei incontrato sulla nave. Cosí dissi loro che si trattava solo di un'amica: non la fidanzata e non una drogata. Loro però vollero saperne ancora di piú cosí mi toccò farli venire con me quel pomeriggio. Ovviamente quando io dissi loro: "Ecco qua Giovannina." loro non videro niente cosí cominciarono a dirmi di non far loro scherzi e che magari la mia amica doveva ancora arrivare. Ma piú insistevo e parlavo con lei loro si preoccupavano: mi presero per un braccio e mi trascinarono via, Giovannina piangeva e supplicava i miei genitori di lasciarmi lí, ma loro non sentendo niente andavano avanti. Quando mi portarono in camera mi dissero che appena tornati a casa mi avrebbero portato dallo psicologo, psichiatra, non ricordo, e mi avrebbero fatto curare. L'unica cosa che ricordo con precisione e sarà un'immagine che mi rimarrà scolpita nella mia mente per sempre é che lei era accanto a me: piangeva, lacrime amare con la sua mano sulla mia spalle. Si chiedeva perché gli adulti dovessero essere cosí cattivi e si ripeteva che era stata fortunata a morire cosí presto perché altrimenti sarebbe diventata un adulto che é la cosa piú brutta.
Quando tornammo dalla crociera i miei genitori mi portarono veramente da quel cavolo di dottore che mi prescrisse delle pastiglie colorate. Giovannina, però, non se ne andò ed é ancora qua con me a farmi compagnia come le pastiglie.
Ancora adesso purtroppo non riesco a capire se Giovannina sia un'immagine della mia mente o esista veramente (forse é per quello che sono in un manicomio), so per certo che non se ne andrà finché non morirò e con lei l'età della spensieratezza.

2 commenti:

  1. e, anche se qualcuno la intravedeva, lei
    giorno, però, Giovannina si
    altro, oltre a me,
    dopo, Giovannina
    e, quando fummo là, in
    sicura di se >sicura di sè
    e, anche se ogni giorno raccontavo una scusa diversa ai miei genitori, loro
    Giovannina, però, non
    di quarto grado>di terzo grado
    mio papà > il mio papà
    mia mamma > la mia mamma
    un amica> un'amica
    pottarono > portarono

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    1. Corretto!scusi per i tanti errori di punteggiatura.

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