martedì 9 aprile 2013

Un sogno

La casa sorgeva sulla parte più alta della stretta lingua di terra tra la baia e il mare aperto. Aveva resistito a tre uragani ed era una costruzione solida come una nave. 
L'ombreggiavano alte palme da cocco piegate dagli alisei, e uscendo di casa dal lato dell'oceano si poteva scendere per la scogliera, traversare la striscia di rena bianca ed entrare nella Corrente del Golfo. A guardarla in una giornata senza vento l'acqua della Corrente era blu scuro. Ma quando ci s'immergeva, sopra quella rena bianca e farinosa c'era solo la luce verde dell'acqua, e di ogni pesce grosso si vedeva l'ombra molto tempo prima che quello potesse raggiungere la spiaggia.
A qualche centinaio di metri di distanza da essa, vedevo la grossa nave dominare il mare. Tra qualche minuto sarebbe diventata la MIA nave. Ma voglio fare un passo indietro, per spiegarvi meglio la mia storia. Tutto è cominciato un giorno di primavera, me lo ricordo come se fosse ieri: stavo passeggiando lungo la spiaggia, quando all'improvviso vidi una grossa nave coprire tutto il mare. All'epoca avevo circa quindici anni, ero nel pieno dell'adolescenza e mi piaceva molto sognare. Avevo avuto molti sogni nell'ultimo periodo, ma nessuno mi convinceva fino in fondo. Appena ne parlavo con i miei genitori subito trovavano qualche difetto al lavoro che desideravo fare da grande: all'inizio volevo fare il gelataio, ma loro dicevano che vedendo tutti i giorni gelati, sarei ingrassato all'istante. Poi volevo fare il poliziotto, ma dicevano che era troppo pericoloso, perché al mondo c'era gente davvero cattiva; cose ovviamente molto banali, ma i miei genitori erano cosi; scusate, ma non sono un bambino di cinque anni, potrò fare quello che ne ho voglia nella mia vita? No, loro avevano sempre qualcosa da ridire. Però poi ci pensavo su e mi dicevo che c'era ancora tempo per decidere, ero solo in seconda superiore!!!  Poi mi confidavo anche con Guglielmino (chiamato da tutti Mino), un vecchio , proprietario del negozio di fronte a casa mia; con lui parlavo di tutto, era come un fratello per me. Invece dopo qualche mese, la polizia l’ha trovato in casa, sdraiato per terra con la testa mozzata; subito avevano pensato a un omicidio, ma poi avevano scartato questa ipotesi: chi poteva uccidere un pover’uomo che aveva solo i soldi per tirare a fine mese? Dopo qualche giorno avevano interrotto le ricerche, senza un motivo specifico. Qualcuno diceva di aver sentito dire che abitando in un paesino così piccolo, nessuno lo avrebbe cercato e quindi non c'era motivo di farlo. Altri dicevano che non avendo famiglia era inutile cercare il presunto assassino. Io forse ero l'unico che ne avrei sofferto, infatti, dopo questa perdita, era rimasto un vuoto dentro di me. Non riuscivo a raccontare a nessuno le cose che raccontavo a lui. Ma tornando alla nave: vedendola davanti a me, avevo sentito un'emozione così grande che non riesco neanche a descrivere, come la prima volta che ti innamori: senti le farfalle nello stomaco, e il mondo sparisce sotto ai tuoi piedi, e ci siete solo tu e lui. Ecco, io ho provato la stessa sensazione. Sapevo che nessuno ci poteva separare.  Così, contro la volontà dei miei genitori, mi misi a studiare all'accademia navale per diventare comandante  e inseguì il mio sogno per parecchi anni. Superati gli esami, pensavo di trovare lavoro abbastanza presto, invece, aspettai per più di un anno. Per mantenermi facevo dei piccoli lavoretti, ma non riuscivo mai a imparare fino in fondo un lavoro: dopo qualche mese, ero subito licenziato; insomma, non era la vita che avevo sempre desiderato. Dopo alcuni anni, riuscii a comprarmi una piccola casetta, sulla parte più alta della stretta lingua di terra tra la baia e il mare aperto. Un giorno, tornando a casa dal lavoro, trovai nella cassetta della posta, una lettera. Entrai in casa e la lasciai sopra il tavolo della cucina: "Sarà la solita pubblicità", avevo pensato, invece no. Era una lettera d'invito per l'inaugurazione di una nave da crociera. Tutto contento, mi presentai all'invito e lì mi chiesero se volevo diventare il comandante di quella nave. Io ero molto lusingato di questa proposta, ma dissi che non avevo molta esperienza.  E loro mi risposero che avevano visto il mio curriculum e si erano informati meglio su di me e sugli studi che avevo fatto in precedenza; erano molto determinati a scegliermi.  Così accettai immediatamente, pur sapendo che avrei dovuto lasciare la mia famiglia e i miei amici, ma ne valeva davvero la pena. Quando rividi per la seconda volta la nave in cui mi sarei dovuto imbarcare, sentii le stesse emozioni di quel giorno di primavera, quando ero ancora un adolescente. Sentivo la nave che mi chiamava. Un'emozione troppo forte. Salii su quella meravigliosa nave e fu cosi che iniziai a viaggiare senza mai stancarmi di vedere posti nuovi e coronai finalmente il mio sogno.

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