martedì 9 aprile 2013

Caffè

Contro il fianco della stazione c'era l'ombra calda dell'edificio e una tenda, fatta di filze di tubetti di bambù, appesa davanti alla porta aperta del bar, per tener fuori le mosche.
"Cosa prendiamo?" chiese la ragazza. Si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo. "Fa piuttosto caldo" disse l'uomo.
Avevano a disposizione una quarantina di minuti, il sufficiente per riposarsi un poco, prima di proseguire il viaggio per la capitale della Spagna.
Dopo aver ordinato qualche stuzzichino e dopo aver acceso una pipa, in attesa del treno, l’uomo (annoiato e forse frustrato dall’afa di quel mezzodì), afferrò in mano il primo giornale che gli capitò sott’occhio. Prese a leggere tra sè, seguendo quel suo odioso e fastidioso accento americano, l’articolo di apertura; non capiva una parola.
Finì con l’addormentarsi, avvolto nel caldo silenzio dell'Ebro, interrotto qualche volta dal fracasso dei treni in partenza diretti in Francia, in Italia e in chissà quale altro luogo del mondo.
Margarita, seduta di fronte, lo fissava divertita: suo padre aveva cominciato a russare e la sua bocca circondata da una folta striscia di ridicoli baffetti neri neri si spalancava sempre di più, la ragazza era seriamente preoccupata che le mosche sarebbero potute passare per sbaglio tra le labbra del sessantenne. Non poteva negare, però, che avrebbe anche pagato per vedere quella buffa scena. Quel pensiero la divertì così tanto che si mise a ridacchiare (uno dei tanti difetti della ragazzina era la rumorosa risata accompagnata da forti singhiozzi), tanto che per non disturbare il proprio babbo aveva intenzione di appisolarsi da qualche parte, per calmarsi e godersi gli ultimi minuti che avrebbe passato in quella città. Alzandosi, urtò sbadatamente il tavolo facendo cadere e rovesciare per terra la tazzina di caffè ancora mezza piena.
Per non combinare qualche altro guaio e svegliare il dormiglione, Margarita si avviò verso il prato dietro la stazione da cui passavano in mezzo le ferrovie, dove si sdraiò.
Il suo sguardo pareva perso nel cielo e la sua mente al di là dell’orizzonte, dove non si vedevano più le rotaie. Chissà dove...

‘’IL TRENO IN DIREZIONE MADRID E’ IN ARRIVO AL BINARIO DUE ENTRO TRE MINUTI’’ si udì.
Il risveglio di Margarita fu improvviso. Quando realizzò che il treno era già arrivato e si fermava soltanto due minuti, corse da suo padre, il quale aveva aperto gli occhi e stava cominciando a mettere in ordine le valigie.
‘‘Dove ti eri cacciata? Carico le valigie sul treno, tu vai a pagare il conto!’’
Dopo un minuto il padre era già seduto in una carrozza della seconda classe e Margarita fece appena in tempo a salire sul treno che le porte si chiusero alle sue spalle.
Si sedette accanto al finestrino e il treno partì;
Guardando probabilmente per l’ultima volta le colline dell’Ebro, si immerse nuovamente nei suoi pensieri.
Si chiedeva se nella sua assenza qualche mosca era entrata nella bocca di suo padre.
Ancora una volta, sorrise.

Intanto, il caffè che aveva rovesciato in stazione si era asciugato.

1 commento:

  1. seguendo quel> seguendo con quel
    da cui passavano in mezzo le ferrovie> tra cui passavano i binari
    :)

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