giovedì 20 dicembre 2012

Ma Silvia lo sapeva

Stava affogando. In un mare di pensieri,dubbi assillanti e tristezza sconfinata, talmente profondo che nessuna unità di misura l’avrebbe potuto definire.
L’aveva abbandonato. E adesso era sola. Il silenzio assordante e il gelido senso di colpa la facevano impazzire.
Dalla finestra della loro casetta sul mare guardava le onde infrangersi sugli scogli. Con il loro andare e venire incessante sembrava che volessero distruggere gli scogli, senza riuscirci, ma ci riprovavano, al infinito.
Non come lei che si era arresa. Non era riuscita a salvarlo, non aveva smesso di amarlo, ma il demone che aveva preso possesso di lui era più forte della sua resistenza.
Come è profondo il mare. Desiderava affidare alle onde che si ritraevano anche tutte le sue lacrime e, perché no, diluire le acque marine con l’amaro amore che le era rimasto dopo aver lasciato Luca da solo davanti al bivio, toccare il fondo o risalire e rinascere ad una vita nuova. Ma senza di lei.
Desiderava soltanto un’ancora a cui aggrapparsi per non affogare davvero, qualcuno che le dicesse che aveva preso la decisione più giusta per entrambi. Diversamente sarebbe annegata insieme a lui.
Come è profondo il mare, pensò ancora, come l’anima delle persone che amiamo, di cui conosciamo solo la superficie, calma piatta, senza poter immaginare gli abissi che vi si nascondono, in cui speranze, paure e sogni infranti si accumulano.
Ma Silvia lo sapeva che Luca si bucava ancora.

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