Pioggia di pensieri

Era una domenica pomeriggio di pioggia, la tipica pioggia d’autunno, quella lunga, forte, nebbiosa, grigia, triste.
Ero a casa, sul divano, sotto una calda coperta di lana fatta da mia nonna, da sola.
Fra le mani tenevo un libro che dovevo finire entro pochi giorni, per una verifica a scuola.

Spero davvero che Lorenz riesca a perdonarmi, ma quel giorno non riuscivo proprio a concentrarmi sulle sue vicende con l’oca Martina, il libro mi pareva così noioso, le pagine erano scritte troppo fitte per i miei gusti. Eppure posso ritenermi una brava lettrice, amo leggere, ...ma quel pomeriggio leggevo le parole senza capirle, una lettura passiva, come potrebbe dire la mia insegnante.
Fatto sta, che tra battiti di ciglia e sbadigli, il mio sguardo, la mia mente soprattutto, si abbandonò al di là della finestra, dove i campi di mais si estendono fino all’orizzonte, che però quel pomeriggio intravedevo a malapena, per la fitta pioggia.
Credo di essere da poco entrata nell’età in cui si comincia ad avere un’idea personale, a capire, in realtà mi limito ad interpretare, come funziona questo grande mare chiamato mondo.
Ripercorrevo silenziosamente (l’unico rumore era quello della pioggia), nella mia mente i fatti, quelli principali che avevano da poco sconvolto, letteralmente, la mia vita. In pochi mesi erano successe tante cose... (E tante erano le persone che mi hanno lasciata.) Era inevitabile, e scontato che dai miei occhi scendessero qualche gocce di mare, lentamente, rigandomi il viso, fino alle labbra dove potevo assaporare il sale, imparagonabile a quel nodo in gola, a quell’amaro nel cuore. Mi chiedevo cosa potesse succedere ancora, cosa mi dovevo aspettare dalla vita, a chi potevano essere rivolti i miei futuri sorrisi e le mie lacrime...
...E così tra mille domande e zero risposte mi addormentai cullata dalla coperta di mia nonna, attendendo e lasciando che il futuro mi dia risposta.