sabato 22 dicembre 2012

La fermata numero sette.

Ecco la settima fermata. Il treno era quasi vuoto,come ogni martedì sera,e Stefano era seduto con lo sguardo basso mentre respirava l'aria pesante di quel piccolo luogo. Faceva freddo,e i vestiti dei pochi presenti erano colorati d'un grigio opaco, segno evidente dell'inquinamento circostante.
Ognuno di loro,nonostante la differenza di età fosse molto ampia, portava gli auricolari. I piedi battevano forte cercando di imitare il ritmo delle canzoni pop che risuonavano nella loro mente.
Ogni tanto il ragazzo alzava gli occhi verso qualcuno di loro,cercando uno sguardo amichevole. Ma loro non avevano voglia di fare amicizia, erano solitari, completamente chiusi nel loro piccolo mondo.
Allora Stefano si affacciava e guardava la distesa di terra che correva sotto i suoi occhi. Gli piaceva guardare le luci di tutte quelle case di campagna, si sentiva consolato.
Gli facevano compagnia nella solitudine di quel treno triste che andava sempre dritto, tagliando l'aria come un coltello, confondendo i colori e le immagini.
Ma ora non c'era più tempo per pensare alle luci,il treno era arrivato:Stefano doveva scendere. Così,sorridendo a tutte le persone che se ne stavano sedute in silenzio,se ne andò.
Si voltò indietro un'ultima volta verso i campi illuminati,che sembravano risplendere d'oro,e si incamminò verso casa pensando che quella era stata la sua ultima fermata numero sette.

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