lunedì 29 aprile 2013

Una nuova vita

Tutto era calmo sulle rive del maestoso Nilo. Il sole stava per scomparire dietro le altissime cime delle immense palme piumate, fra un mare di fuoco che arrossava le acque del fiume, facendole sembrare bronzo appena fuso, mentre a levante un vapore violaceo, che diventava di momento in momento più fosco, annunciava le prime tenebre.

Un uomo stava ritto sulla riva, appoggiato al fusto d'una giovane palma; osservava il paesaggio pieno di stupore e con malinconia; forse sarebbe stato l’ultimo tramonto sul Nilo della sua vita. Tutto era cominciato una settimana prima, quando scoprì che il suo capo era morto; era stato abbastanza contento di questa notizia: non sopportava quell’uomo; si credeva chissà chi. Le sue uniche parole, erano ordini, e i suoi unici gesti, erano le frustate. Non era facile vivere in quel tempo. E lui lo sapeva. Fu così che gli ordinarono di andare verso la foce del Nilo, in un piccolo villaggio, composto per lo più da schiavi, come lui. Non era molto contento di andarci; quello era stato il suo posto sin da bambino e gli dispiaceva molto lasciarlo, ma non aveva scelta.

La mattina successiva doveva per forza partire; c’era una piccola barca che lo avrebbe portato alla sua nuova vita, insieme con altri uomini come lui. Esausto per la lunga giornata di lavoro, si stese sotto la giovane palma e dormì per tutta la notte come un bambino. All’alba, sentendo delle grida, si svegliò, prese le sue cose e s’incamminò verso la barca. Appena arrivò all’imbarcazione, si rese conto che non poteva superare le cinquanta persone, ma lì c’erano circa duecento uomini, carichi di vestiti, cibo e ricordi. C’erano anche molte mogli e figli che piangevano i mariti e i padri; c’era un clima di tristezza e soprattutto di paura: sarebbero riusciti ad arrivare sani e salvi alla loro meta? Cominciarono a salire, ma ben presto, si resero conto di non poterci stare tutti, ma dovevano assolutamente partire tutti insieme, sulla stessa barca, per lo stesso villaggio, per la stessa vita infelice, divisi dalle proprie famiglie e dai propri amici. Dopo quasi un’ora riuscirono a partire; ci misero ben un anno per arrivare al villaggio e dovettero combattere contro la fame, le malattie, i grossi pesci che dominavano il grande fiume e soprattutto il tempo. Esso era sempre molto arido e caldo e le temperature oscillavano tra quaranta e cinquanta gradi. Non tutti arrivarono al villaggio; qualcuno morì di nausea o mal di mare, qualcuno di malattia… verso il sesto mese di navigazione, i viveri cominciarono a scarseggiare. Non avevano mai pensato di metterci mesi e mesi. Così cominciarono a mangiare i pesci, e finirono addirittura a mangiarsi a vicenda per sopravvivere. Solo Amir e pochi altri riuscirono ad arrivare alla meta. In quel villaggio li aspettava una vita peggiore rispetto alla traversata, e Amir lo sapeva.

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