martedì 16 aprile 2013

Il pianoforte


Il silenzio della neve, pensava l'uomo seduto dietro all'autista del pullman. Se questo fosse stato l'inizio di una poesia, avrebbe chiamato "silenzio della neve" ciò che sentiva dentro.
Aveva preso il pullman che l'avrebbe portato dall'affollatissima Roma ad un piccolo paese sperduto nelle montagne, avvolto dal brillante candore della neve. Era un uomo piuttosto vecchio e molto introverso. Immerso nei suoi pensieri si accorse appena che aveva terminato il lungo viaggio e, dopo aver recuperato la sua valigia, scese salutando cordialmente l'autista.
Appena il pullman se ne andò, l'uomo sentì il freddo penetrargli fin dentro le ossa. Non era abituato al clima freddo, preferiva il sole cocente estivo. Raggiunse la sua abitazione, una piccola casa in legno, con il tetto spiovente ricoperto di piccoli cristalli di neve. In quella casa aveva passato le sue vacanze invernali da bambino e ci era molto affezionato. Appena varcò la soglia un vento caldo di emozioni e ricordi lo travolse. Avanzò lentamente, superando il corridoio e entrò nel salone, dove vide il suo amato pianoforte. La musica era sempre stata la sua più grande passione e il suo unico modo per sfogarsi e esprimere le sue emozioni. Rivide, fra i giocattoli sparsi sul raffinato tappeto persiano, la sua fionda e le sue biglie. Quanto gli mancava tutto questo! Era sempre stato un bambino molto riservato e introverso, piuttosto solitario. Rivedere quel luogo gli portava alla mente numerosi ricordi, tra cui anche i suoi genitori. Pensò per un attimo a quanto gli mancassero e subito le lacrime gli appannarono la vista, scendendo piano e rigandogli il viso. Si sedette al pianoforte e iniziò a suonare un malinconico preludio di Bach, che rispecchiava perfettamente quello che sentiva dentro. Le sue mani si muovevano leggiadre sui tasti, mentre i suoi pensieri si riversavano in quella musica. Le note si rincorrevano fra di loro, la melodia riempiva la stanza e le sue lacrime scendevano sempre più velocemente, lasciandogli un sapore salato sulle labbra. Mentre l'intensità della musica arrivava al culmine, altri mille pensieri di aggiungevano, uno dopo l'altro. Pensò che la sua vita non aveva mai avuto un senso. L'unica cosa che dava un senso alla sua umile esistenza era proprio quel pianoforte, l'unico al quale riuscisse a svelare tutti i suoi segreti. E, dopo tutti quegli anni, le cose non erano cambiate: stava ancora rivelando le sue emozioni al suo migliore amico. L'intensità della musica ora andava sfumando; adesso, lasciandogli alle spalle tutti i ricordi, riecheggiavano solo le ultime note del preludio, che lo avvolsero in un gelido abbraccio.

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