mercoledì 17 aprile 2013

La casa abbandonata

Se stai per metterti a leggere, evita. Tra un paio di pagine vorrai essere da un'altra parte. Perciò lascia perdere. Vattene. Sparisci, finché sei ancora intero. Salvati. Ci sarà pure qualcosa di meglio alla tv. Oppure, se proprio hai del tempo da buttare, che so, potresti andare fuori, c'è un sole splendido oggi! No? E va bene, come vuoi. Ma adesso ascoltami .
Non dimenticherò mai quella notte... era estate e un caldo afoso mi toglieva il respiro...quel giorno decisi di arrivare alla casa abbandonata. Ed eccola li, in fondo ad una strada buia e desolata, si innalza maestosa una villa dall'aspetto inquietante.Le pareti ricoperte dalla muffa,le imposte dei balconi e delle finestre, avvolte da una rete sottilissima di ragnatela, danno un senso di precarietà. Da un momento all'altro potrebbero cadere giù rovinosamente e fracassare le ossa di qualche malcapitato. L'imponente abitazione è circondata da un grande giardino ricoperto da erbacce: sterpi, rovi e ortiche.Un grandissimo albero protende in tutte le direzioni i suoi rami contorti che sembrano mille braccia pronte ad avvinghiarti fino a soffocarti. La notte con il suo mantello nero avvolge ogni cosa,mentre intorno riecheggiano il gracchiare dei corvi e l'ululato dei lupi. Un soffio di vento gelido fa aprire l'immenso portone dell'ingresso.. Nonostante una grandissima inquietudine circola per il mio corpo, decido di entrare. Alle pareti del corridoio sono appesi mille trofei di caccia,r itratti di persone con sguardi raccapriccianti ; i loro occhi sembrano seguirmi dappertutto. In fondo al corridoio intravedo una porto socchiusa da cui esce una luce fioca.La curiosità vince la paura. Mi faccio coraggio e in punta di piedi, senza far rumore mi dirigo verso di essa. Sono vicinissima alla porta. Trattengo il respiro . Il cuore mi batte come un tamburo, brividi di freddo serpeggiano lungo la mia schiena. Mi affaccio. È una stanza grandissima tappezzata di un rosso cupo. Per l'aria aleggia un odore nauseante di chiuso e di muffa. Al centro della stanza è posizionato un caminetto,vicino al quale sonnecchia con aria minacciosa un grosso mastino nero. Dietro una scrivania intravedo la sagoma di una donna che lentamente si gira verso di me. È altissima e esile, ha un viso scarno, solcato da mille rughe e incorniciato da una massa di capelli corvini. Ha due occhi piccoli, infossati che però emanano una luce accecante. Il suo naso è appuntito e lungo, sembra il becco di un'aquila reale e le sue labbra sono sottili ,quasi inesistenti. La donna indossa un lungo vestito nero. Al suo collo luccica un ciondolo raffigurante un gufo dagli occhi spiritati. La donna lentamente e si avvicina verso di me. Io vorrei scappare, ma sono come paralizzata, le gambe mi tremano e gocce di sudore freddo scendono lungo il mio viso; vorrei urlare, ma la mia gola è secca, muta. La donna ormai è vicinissima, sento il sibilo del suo respiro. Mi guarda e con voce metallica e stridula mi dice:" È da tanto che ti aspettavo, vieni....ho una bella sorpresa per te ah ah ah! Come ti chiami?", "Cinzia...Cinzia...svegliati. È ora di andare a scuola" . Sobbalzo...era solo un brutto sogno! Mi stropiccio gli occhi e vedo lo sguardo sorridente della mamma.

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