mercoledì 3 aprile 2013

Un pomeriggio a Parigi...

Il sole emerse dalle nebbie sanguigno, striminzito e crucciato.
Poco dopo scomparve nel freddo grigiore del mattino mentre spuntava una giornata di malumore. Era il 20 di marzo, cioè un giorno prima che cominciasse la primavera la quale non si sentiva ancora da nessuna parte. Pioggia e bufere e gente infreddolita in tutto il paese. A Parigi anche la notte precedente il tempo era stato piovoso e burrascoso. Ora gli uccelli dopo un breve tripudio mattutino ammutolirono all'improvviso.
Passeggiando tra i viali alberati dei giardini di Marzo, Sebastiano era assorto nei suoi pensieri. Soffiava un vento pungente, la Tour Eiffel, davanti a lui era, come sempre maestosa, incombente, ma nello stesso tempo vuota, malinconica; rispecchiava esattamente il suo stato d’animo.
Giovane ricercatore dell’Università della Sorbona, Sebastiano si era laureato in matematica l’anno precedente, con il massimo dei voti; aveva così accettato la borsa di studio triennale che questo prestigioso ateneo gli aveva offerto, con tante aspettative e speranze di carriera futura.
Salutati i suoi genitori, che l’avevano sempre sostenuto e spronato verso nuove esperienze, Sebastiano era partito dalla sua città, aveva trovato un piccolo appartamento da condividere con alcuni studenti italiani e aveva iniziato il suo lavoro in facoltà.
Il mondo del lavoro è però molto diverso dall’ambiente scolastico; dopo un primo periodo di naturale ambientamento, Sebastiano si era reso conto che farsi strada era difficile, che la realtà quotidiana è diversa da ciò che ci si immagina quando si studia e che spesso si devono fare i conti con compromessi, delusioni e speranze disattese.
In quel mattino così uggioso e triste, che gli ricordava tanto i suoi ambienti, Sebastiano pensa a casa sua; avrà fatto la scelta giusta? Cosa ci faceva in una grande città, così anonima, sconosciuta, in una grigia giornata, dove tutto parlava di solitudine, di incertezza, di ripensamenti?
Il viale alberato che stava attraversando portava ad un chioschetto di bevande calde; Sebastiano si concede un buon caffè, accompagnato da una brioche calda e soffice; ora per lui è tempo di volersi bene, di guardarsi dentro, di decidere “cosa fare da grande”.      

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