Il grande orologio aveva rintoccato ormai sette volte.
In lontananza si poteva udire il rumore delle serrande che chiudevano e gli sbadigli del vecchio Tom, il calzolaio.
Tutti erano diretti verso le rispettive abitazioni, per godersi quel minimo di cena disponibile e per dormire almeno un poco. Ma c'era qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa di insolito. Ansia, tensione; di quella che toglie il respiro e sveglia nel bel mezzo della notte, sudato e affannoso. Peccato che nessuno sembrava essersene accorto. O per meglio dire, quasi nessuno.
Dall'altra parte della cittá un giovane correva, come impazzito, addentrandosi nel bosco. Sua madre, ormai l'unica persona al mondo che gli fosse rimasta, stava preparando la cena; ancora poco e l'avrebbe chiamato. Ma Dominic non avrebbe risposto, non quella sera almeno.
Il respiro si faceva affannoso e pesante e l'unica fonte di sollievo era il contatto con la terra, umida e fredda, che toccava i suoi piedi scalzi. Dominic poteva udire ancora dei rumori, dei suoni, provenienti dalla sua città, ma non se ne interessava, nemmeno il cartello "zona militare" sembrava preoccuparlo.
Dopo una straziante corsa si fermò. Si guardò attorno, perplesso. Attorno a lui una distesa di alberi alti e imponenti sembrava circondarlo minacciosamente, mentre da un ramo faceva capolino uno scoiattolo, assonnato e scosso da tutto quel rumore. Dominic restò a guardarlo in silenzio, poi riprese il suo cammino, stavolta con passo calmo.
Non ci mise molto, ma alla fine raggiunse la sua destinazione. Ormai sua madre doveva essere in pensiero per lui, ma non importava, non in quel momento.
Davanti a lui un paesaggio da film, uno di quelli da mozzare il fiato. Alla sua destra una cascata con acqua purissima e davanti una varietá di animali e vegetazione. Dominic si diede un pizzicotto. Si addormentò col sorriso sul volto, riparato in una grotta e allietato dal dolce rumore della pioggia che cominciava a cadere sulle foglie.
Il giorno seguente Dominic si svegliò presto, si lavò nelle acque della cascata, accese un fuoco e raccolse delle bacche.
Poi si sedette in un angolo della grotta, pronto a godersi l'alba mattutina in quel paradiso.
Il sole emerse dalle nebbie sanguigno, striminzito e crucciato. Poco dopo scomparve nel freddo grigiore mentre spuntava una giornata di malumore. Era il 20 di marzo, cioè un giorno prima che cominciasse la primavera la quale non si sentiva ancora da nessuna parte. Ora gli uccelli dopo un breve tripudio mattutino ammutolirono all'improvviso.
Anche al suo paese doveva far freddo, probabilmente sua madre aveva acceso il fuoco con la legna che avevano raccolto due giorni prima; anche a Parigi, poco distante, doveva essersi presentato lo stesso panorama.
All'improvviso uno scricchiolio riportò Dominic alla realtà. Davanti a lui, eretta e timida, una splendida fanciulla lo fissava con dolce insistenza.
-Ti stavo aspettando.- le disse con un caldo sorriso.
che ti toglie il respiro e ti sveglia > meglio la terza persona, l'impersonale
RispondiElimina:)
Giusto, grazie prof :)
RispondiEliminaBello!
RispondiEliminaGrazie Dalcyyy :-)
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