mercoledì 1 maggio 2013

Prezioso più grande non esiste

Tutto era calmo sulle rive del maestoso Nilo.
Il sole stava per scomparire dietro le altissime cime delle immense palme piumate, fra un mare di fuoco che arrossava le acque del fiume, facendole sembrare bronzo appena fuso,
mentre a levante un vapore violaceo, che diventava di momento in momento più fosco, annunciava le prime tenebre.
Un Uomo stava ritto sulla riva, appoggiato al fusto d'una giovane palma, con lo sguardo al cielo.
Vestito d’una camicia giallognola sbottonata e un paio di pantaloncini corti che facevano intravedere le numerose ferite rosse come il sole.

Davanti a lui, sul letto, una lettera.
Una lettera che era stanca degli continui sguardi enigmatici dell’Uomo.
Una lettera scritta dal padre,
scomparso,
forse morto, chi lo sa.
Una lettera da cui non si staccò per cinque lunghi anni, nella quale c’erano le indicazioni per trovare ‘’il tesoro’’.
‘‘Ormai è dì, cominciamo ad incamminarci!’’ l’Uomo non aveva chiuso occhio quella notte, si bagnò il viso con una caraffa e uscì dalla tenda.
Gli uomini, muniti d’uno zaino ciascuno, si avviarono con l’intento si attraversare il Nilo e scovare il bottino ricco di preziosi.
Durante il passaggio del fiume, la lettera scivolò fuori dalla tasca da uno dei ricercatori; cadde in acqua.
‘‘Diavolo!’’
In quell’istante, la preoccupazione e la disperazione.
Come fare ora!? Senza quel foglio di salvezza erano persi.
A distruggere quell’agitato silenzio fu un terremoto.
Le terre rocciose decisero di sgretolarsi, gli animali di quelle terre egizie erano in preda al panico: scappavano da un albero all’altro. Improvvisamente la foresta del Nilo si era trasformata in un ‘‘caos’’. Il gruppo senza pensarci due volte prese a correre verso ovest, come un fulmine, senza sapere a cosa andavano in contro.
Sudore, respiro affannato e paura.
Le luci, intanto, si fecero pian piano più scure. Era ormai pomeriggio tardi.
Uno fu inghiottito dalla Terra; cadde nelle le rocce, mai più lo rivedranno.
Gli uomini ormai feriti almeno da qualche parte nel corpo, non fecero in tempo a piangere l’uomo caduto. Tanto amaro nel cuore quanto l’agitazione, in quel momento.
Corsero per chissà quanti km, fino a scorgere una piramide tra tutte quelle palme.
La comitiva si avvicinò.
Il putiferio si stava calmando e dolcemente il suolo si stava fermando.
Gli uomini stanchi, demoralizzati e impauriti si accasciarono per terra per riprendere il fiato, sulla sabbia calda che anche lei, pian piano si raffreddava.
Era sera.
Tutto era così calmo che se gli uomini non avessero saputo e vissuto quel terremoto, non avrebbero mai intuito cosa fosse accaduto.
Il tesoro si trovava proprio in quella immensa e maestosa piramide, ma i ricercatori non lo sapevano e mai lo sapranno. L’uomo disse comunque di aver trovato il ‘‘tesoro’’:
appoggiato al fusto d'una giovane palma, con lo sguardo al cielo, ammirava una sfera che pareva d’oro, e che illuminava il volto stanco dei suoi compagni. 



(il genere ''avventura'' non è il mio forte)

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