martedì 21 maggio 2013

Roma docet

C’era una volta un romano di nome Massimo Valerio, era un uomo agiato, ma nonostante questo a Roma rappresentava ben poco.
Un giorno però a Massimo Valerio fu ordinato di trasferirsi in una nuova città. La nuova città si chiamava Cremona, era una città molto lontana da Roma, si trovava sulle sponde del fiume Padus. La città era un castrum, poco più di un fortino, nulla a che vedere con le affollate vie di Roma, con i suoi potenti fori o le lussuose ville patrizie.
Massimo Valerio appena arrivato in quella città fu accolto come uno dei più importanti patrizi della capitale dalla gente ‘contadina’ del posto. Lui ne approfittò subito atteggiandosi come se fosse un membro importante del governo. Nel paese dei ciechi l’uomo con un solo occhio è il re, e così fu : Massimo Valerio fece costruire un’enorme villa nella città. I cittadini, che erano molto devoti e grandi lavoratori, costruirono una splendida villa per il nuovo cittadino romano venuto ad onorare con la sua presenza la loro piccola città. Massimo Valerio ne fu molto felice e insistette per viverci subito,ma aveva un’ ultima richiesta. Voleva degli animali da tenere in giardino, dei bellissimi animali esotici. Sfortunatamente nei dintorni di Cremona gli unici animali che i cacciatori riuscirono a procurargli furono dei cerbiatti e dei cani selvaggi. Massimo Valerio si accontentò e gli fece stare nel giardino della sua nuova villa.
Dopo aver sistemato diversi mobili e decorato le pareti dei cubicoli con splendidi affreschi e i pavimenti con mosaici che ricordavano solo vagamente quelli che si potevano vedere nelle migliori abitazioni romane, Massimo Valerio si stabilì definitivamente nella sua nuova dimora ringraziando i cittadini che erano stati così veloci a costruirla. Durante la prima notte che passò nella villa, però,  Massimo Valerio sentì dei rumori provenienti dal portico, si avvicinò cautamente con una torcia in mano aspettandosi dei ladri, ma invece vide i suoi animali che stavano distruggendo le sue anfore. Con molta fatica, Massimo Valerio, riuscì a riportare gli animali in giardino, ma mentre si avviava verso la camera da letto vide le impronte degli animali sul pavimento del portico. I mattoni d’argilla che erano stati usati evidentemente non erano ancora completamente asciutti e le impronte degli animali sarebbero rimaste lì per sempre. Valerio però, non poteva permettersi di perdere la stima  dei padani e forse ancora di più sua moglie Licia Claudia ci teneva ad essere un modello di cultura e gusto per le patrone locali. Fu così che la vanitosa coppia decise di introdurre nel territorio padano il ‘pavimento rustico’ come un raffinato modo di decorare il pavimento dei portici con impronte di animali. Ed ancora oggi negli scavi eseguiti nel territorio cremonese affiorano pavimenti grezzi con impronte di animali. Roma docet.

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