mercoledì 15 maggio 2013

Equilibrio

Nel sogno mi trovavo al centro di Oak Street ed era notte fonda.
I lampioni erano spenti e solo la pallida luce della luna brillava sull'enorme spada che roteavo sopra la mia testa per fare un po’ di spettacolo e guadagnare qualche spicciolo, così da comprare un pezzo di pane da mettere sotto i denti.
Quella sera, sfortunatamente gli unici a girare per il corso erano dei vecchi ubriaconi che ovviamente non lasciavano un centesimo a quelli come noi.
Era inverno, faceva freddo. Avevo fame, tanta.
Nella mia mente vedevo solo una bella pagnotta tonda tonda, con quel profumo che si sente in forneria la mattina presto. Quel pensiero era così visivo... in effetti erano settimane che non entravo in una panetteria. Riuscivo però ad immaginarmi tutto, tutto di una pagnotta.
Persino il colore: quasi d’oro, con un paio di spennellate precise più scure.
Un poco bruciacchiata, non troppo, il giusto, insomma.
E quanto doveva essere soffice! Quanto era gustosa, solo la luna lo sa.
Inspiegabilmente, quella bella pagnotta, me la ritrovai sulla mia testa.
Ma non sui miei capelli, non sul mio berretto, più in alto;
In cielo.
In cielo, c’era una pagnotta.
C’era una pagnotta profumata, tonda tonda, d’oro, che illuminava il volto di un poveraccio come me.
Rimasi qualche secondo ad ammirarla, ad assaporarla semplicemente guardandola. Era deliziosa, ma lontana.
Decisi di avvicinarmi e mangiarmela tutta, così decisi di di fare un salto, ero un canguro e ci arrivai, la afferrai.
Ne strappai un pezzo. E un’altro. E ancora un terzo. Finii per finire la pagnotta, rimase solo una briciola.
Quella briciola però si stava allontanando, stava forse scappando?
Perché, mio pane, ti allontani?
Ero così deciso a mangiarla che persi l’equilibrio, caddi nel vuoto come non mai.
E riaprii gli occhi, ancora all’ Oak Street;
questa volta, con un inspiegabile pane davanti.

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