"Agl'ordini signore!" risposi.
Mi vestii con quei pochi stracci che
possedevo. Arrivati al foro, rimasi a bocca aperta. La quantità di schiavi, era
enorme. Per la maggior parte erano provenienti dall' Egitto e dal Medio
Oriente, ma avevano tutti una cosa in comune: la paura e la tristezza negli
occhi. Dopo due ore di attesa, era giunto il mio turno. Il mio padrone mi tolse
le "vesti" che avevo addosso. Il proprietario del mercato urlò ad
alta voce:" Per cominciare, io lo valuterei per duecento quadrighe!"
La folla cominciò a borbottare, e il prezzo
continuava a salire. Da duecento a trecento e così via. Il massimo che fu raggiunto,
erano quattrocentocinquanta quadrighe, finché ad un certo punto, un nobile
gridò: "Mille quadrighe!!!"
Tutti restarono ammutoliti, il proprietario
batté subito il martello. Ecco il mio nuovo padrone. Un dipendente del
commerciante cominciò a scaldare la brace, per marchiarmi a fuoco. Quei pochi
minuti, furono i peggiori della mia vita. Il mio nuovo padrone mi legò una
corda attorno alla vita, così non sarei stato in grado di scappare. Quando
entrai nella Domus rimasi stupito dalla bellezza delle decorazioni. Un
bellissimo pavimento a mosaico, raffigurava le stagioni, intonaci preziosi alle
pareti e sfarzosi arredi in terracotta e bronzo. La mia mansione in quella
Domus era quella di servire a tavola il
mio nuovo padrone e i suoi commensali. Tutti i giorni dovevo riempire delle bellissime anfore in terracotta di vino e olio che prendevo dalla cantina. Una volta vuote le riponevo al loro posto incastrandole tra di loro in modo che non si rompessero. Ne avevo molta cura, le pulivo anche se non ce n'era bisogno, mi ero affezionato a quegli oggetti, forse perché essendo schiavo non avrei mai potuto avere una famiglia e consideravo quelle anfore come se fossero mie figlie.
mio nuovo padrone e i suoi commensali. Tutti i giorni dovevo riempire delle bellissime anfore in terracotta di vino e olio che prendevo dalla cantina. Una volta vuote le riponevo al loro posto incastrandole tra di loro in modo che non si rompessero. Ne avevo molta cura, le pulivo anche se non ce n'era bisogno, mi ero affezionato a quegli oggetti, forse perché essendo schiavo non avrei mai potuto avere una famiglia e consideravo quelle anfore come se fossero mie figlie.
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