“Ricordatevi di portare
le verifiche firmate entro domani” Gridò la professoressa per sovrastare il
vociare degli alunni, scatenato dal suono della campanella che aveva segnato il tanto agognato termine
della giornata.
Nessuno dei ragazzi
della 1^ B linguistico, sembrava aver ascoltato il promemoria della
professoressa, ma più di tutti, il
ragazzo con i capelli modellati in una piccola cresta, mostrava di essersi
perso a pensare ad altro. Forse, come la maggior parte degli studenti in quel
periodo, era concentrato sulla fine imminente della scuola.
“Alex”, - lo apostrofò
l’insegnante, che aveva notato lo sguardo assente e il sorriso soddisfatto del
ragazzo - “Ti ricordi quello che devi fare?” disse incrociando le braccia al
petto. Alex, dopo qualche secondo di smarrimento scavò nella sua mente per
capire cosa potessero voler significare
le parole della sua insegnante.
Abbassò lo sguardo e
osservò i due pezzi di carta che stringeva fra le mani. Si rese conto di avere
due possibilità: o si trattava della verifica appena ricevuta, o del permesso
per l’uscita scolastica del giorno seguente. Dopo aver risposto ad entrambe le
opzioni, Alex si diresse verso l’uscita del liceo Daniele Manin per tornare a
casa. Il giorno seguente, cioè il 30 maggio, l’intera classe si sarebbe dovuta
recare, accompagnata dal professore di ginnastica, in visita al Torrazzo.
Era una fresca giornata
di maggio, il cielo si presentava, agli occhi degli alunni, estremamente
nuvoloso, lasciando intravedere solo pochi raggi di un sole che si nascondeva
nel cielo ormai da giorni. Il Torrazzo era per i ragazzi, una delle tante
costruzioni cremonesi; non ne apprezzavano in pieno la bellezza.
Gli studenti si
apprestarono ad entrare. Fu, per loro, una fatica enorme riuscire a percorrere
tutti e 502 gli scalini. Una volta arrivati in cima, una meravigliosa vista si
stendeva davanti a loro. Sembrava che tutta Cremona fosse nelle loro mani. Ad
un ragazzo in particolare s’era creata quella visione.
Alex, che si divertiva
a sporgere la testa al di fuori di una piccola apertura, decise di coinvolgere
una delle sue inseparabili compagne “d’avventura”, in quel suo spericolato
gioco. “Federica - disse - quanto scommetti che riesco a sporgermi anche con le
mani, senza cadere?” La ragazza osservò per un momento l’amico in completa
serietà, per poi scoppiare in una sonora risata. “Non ne avresti il
coraggio...” replicò.
Quelle poche parole
motivarono Alex che cercò immediatamente di contrastare il pensiero negativo
dell’amica, passando dalle parole ai fatti. Il ragazzo, infatti, raccogliendo
tutto il coraggio racchiuso in sè, si sporse inizialmente solo con il viso.
Serrando gli occhi cercò di spingersi oltre, portando al di fuori dell’apertura
anche le braccia.
Alex iniziò a tremare,
cercando a tutti i costi di nascondere la paura per quella posizione poco
sicura. In un istante, il ragazzo perse l’equilibrio scivolando al di fuori
della piccola apertura. La sue forti grida, nel mentre che era rimasto appeso
ad una piccola sporgenza, richiamarono l’attenzione del professore, che accorse
subito terrorizzato in suo aiuto. Egli cercò di trovare in poco tempo una
soluzione che potesse salvare la vita del povero Alex.
L’insegnante afferrò
con forza le mani del ragazzo cercando di trascinarlo all’interno della piccola
torre. Filippo e Federico cercarono di aiutarlo ed insieme riuscirono a mettere
in salvo Alex tirandolo per le braccia ancora tremanti. Tutta la classe, in
preda alla felicità, corse ad abbracciarlo.
L’insegnante, invece,
ancora scosso, sentenziò contro l’alunno prendendo seri provvedimenti: “Non
farete mai più un’uscita, per colpa sua!” Ma ai ragazzi al momento non
importava; a loro bastava che Alex, nonostante le sue prodezze, fosse al sicuro, grazie ad una
immediata missione di soccorso.
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