PER ASPERA AD ASTRA Classe I B LINGUISTICO Liceo Ginnasio Statale"DANIELE MANIN" CREMONA. (ex allievo agente daniele manin agente blogger)
giovedì 30 maggio 2013
La punizione
“Forza
ragazzi, veloci! Dai che siamo in ritardo!”.
Così urlava sempre il nostro
professore di educazione fisica, il venerdì mattina, quando ci spostavamo dalla
scuola alla palestra; oggi invece no. Era molto silenzioso e se ne andava per
le vie della città con la sua bicicletta; noi lo seguivamo da dietro, come i
soldati seguono il loro comandante; quella mattina in centro, non c’era quasi
nessuno, a parte qualche signore anziano che portava a spasso il cane. La cosa
che più mi colpì fu il silenzio: di solito chiacchieravamo e scherzavamo
insieme, ma oggi ognuno di noi indossava le proprie cuffiette e ascoltava la
musica in santa pace. Arrivati davanti al Torrazzo, il prof si fermò e noi con
lui; casualmente mi tolsi per un attimo le cuffiette e sentii il prof parlare
della storia del torrazzo, com’era stato costruito e altre cose noiosissime.
Ovviamente non si era accorto che nessuno lo stava ascoltando, a parte me, e
così, andando avanti, continuò il suo racconto; io mi misi subito le cuffiette
e feci ripartire la canzone che stavo ascoltando. Arrivati in palestra, dopo
esserci cambiati, come al solito ci mettemmo tutti seduti intorno al prof. “Bene
ragazzi, avete capito la bellissima storia del Torrazzo?” Ci guardammo tra di
noi: non avevamo la più pallida idea di cosa stesse parlando, ma in quel
momento si alzò un coro di “Siiii”!! Il prof fece un bel sorriso, aprì il suo
registro e cominciò l’appello: “Aimo”. Presente. “Alquati”. Presente, e così
via. Poi arrivò il turno di Lazzari che, invece di dire presente, disse “Qui”;
il prof andò su tutte le furie: “Lazzari, quante volte ti ho detto che devi
dire presente e non qui?!? Fai subito cinque flessioni per punizione”! Dopo
essersi lamentata, Eugenia si mise a fare le flessioni; terminata la punizione,
si sedette di nuovo vicino a noi. Finito l’appello, iniziammo a fare
riscaldamento con le corde e poi alcuni esercizi con il fresbee. Che noia
mortale! Così chiesi al prof di andare in bagno. Dopo qualche minuto di
differenza, arrivarono nello spogliatoio “le altre due Alessie” e una battuta
dopo l’altra, restammo per quasi un quarto d’ora nello spogliatoio a parlare.
Il professore, non vedendoci arrivare, corse come una scheggia negli spogliatoi
e ci vide lì sedute a ridere come matte; non avevo mai visto il prof così
arrabbiato, era furioso. Così a metà dell’ora, senza neanche cambiarci, ci
ordinò di uscire dalla palestra e dirigerci verso piazza Duomo. Arrivati alla
meta ci disse: “Ragazzi, per colpa di alcune vostre compagne, Rossi, Caldera e
Gandolfi, dovrete salire e scendere di corsa il Torrazzo per otto volte! Era
completamente matto! Non saremmo mai riusciti! In quel momento, il coraggioso
Alex disse al prof: “Mi scusi, per questa punizione, avremo bisogno di molto
tempo; noi a mezzogiorno dovremmo
rientrare in classe per l’ora di storia! Non possiamo saltarla!” Non l’avesse
mai detto: ancora più arrabbiato di prima, il prof rispose: “Non m’interessa
assolutamente niente! Adesso per colpa del vostro compagno, aumenterò di due
volte!” Un coro di no riecheggiò per tutta la piazza; tutti ci volevano
ammazzare, ma il danno era fatto. Avevamo a disposizione due vie; la prima:
salire e scendere di corsa per dieci volte il Torrazzo; la seconda: un bel
quattro in pagella. Sicuramente molto meglio la prima! Così armati di buoni
polmoni e buone gambe, noi Giovani Virgulti, ci dirigemmo verso l’entrata della
torre. Penso che non mi dimenticherò tanto facilmente quel 30 maggio.
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