Mi chiedevo
quanto a lungo potessi resistere in quel luogo senza fare nulla.
Il mio corpo era
imprigionato in quella sedia da ormai diversi anni, ma ancora non ero riuscito
ad abituarmi a quella vita monotona e statica. Era fatto per viaggiare, ero
un uccello che migrava in solitudine, mentre tutti stavano ad ammirare.
Amavo essere al centro dell'attenzione. Mi domandavo se avessi ma potuto
riprendere quella turbolenta e libera esistenza. Probabilmente no, anzi,
sicuramente. I miei pensieri erano continuamente interrotti dai tuoni che
rimbombavano nella mia mente contorta. Mi diressi velocemente verso la cucina:
dovevo riprendermi. Afferrai con decisione un liquore spagnolo e ne bevvi un
bicchiere. Era troppo alcol per un ragazzo giovane come me, ma lo facevo
sempre quando ero nervoso. Non sopportavo che qualcuno o qualcosa interrompesse
il mio caos mentale. Accidenti! Provai a ritrovare un senso in quello che
dicevo, ma le parole uscivano intrappolate in un denso catrame che le rendeva
disgiunte e poco scorrevoli. Scagliai una penna in terra con pacifica
violenza, per poi raccoglierla un attimo dopo. Ero matto, assolutamente.
Riordinai i fogli sulla scrivania e raggiunsi la mia camera.
Ero frustrato,
ero in gabbia. Mi avvicinai al letto, e con faticosissimi sforzi muscolari
riuscii a sdraiarmi sul grande e morbido materasso. Spensi la luce e chiusi
lentamente gli occhi. Quella notte sognai un bellissimo viaggio in un paese
lontano, straniero. C'erano bellissime donne, e ottimo cibo. Doveva essere il
Paradiso. E forse lo era davvero, perché da quel sogno non mi svegliai più.
:)
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