Era giovedí 30 maggio, la classe 1^BL stava aspettando la prof d'inglese: tutti erano seduti e composti pronti a trascorrere un'ora magnifica con lei.
Regnava il silenzio in classe, solo i tacchi della saggia signora risuonavano; appoggiò le borse, si sedette e cominciò a chiedere di correggere i compiti. Molti erano già stati chiamati: Eleonora era già stata interpellata per tradurre ciò che la prof. aveva detto e Alex aveva già fatto commenti sul look della donna. Ad un tratto Alessia G. saltò in piedi e, con la sua voce squillante, chiese: "Prof., mi scusi, ma come lo chiamano il nostro torrazzo gli inglesi?" La professoressa captò come un radar quelle parole in italiano: rizzò le orecchie, girò la testa meccanicamente, quasi fosse un robot, verso la ragazza, aprí la bocca e da essa uscirono le parole piú potenti che la classe avesse mai sentito: "SPEAK IN ENGLISH!!!" gridò con un ruggito possente: le vene sul collo le si erano gonfiate e la sua faccia era e rossissima per il furore. Alessia continuava ad insistere: "Ma dai prof., me lo dica, per favore!" "Ti mando io sul torrazzo, con tutta la tua classe! Va bene Alessia? Eh? Non ti preoccupare, glielo dico io al vostro adorato Ugo, preparatevi per domani! Ci sarò anche io, tranquilli!" rispose prontamente Cristina, questo era il suo nome. Alla fine della giornata tutti avrebbero voluto uccidere Alessia: nessuno voleva salire.
Il giorno seguente, alle 8 di mattina, tutti i ragazzi si erano presentati davanti al torrazzo in Piazza Duomo. Gli aspiranti giovani virgulti erano abbigliati come se fossero dovuti andare a scalare l'Everest: scarponi e ramponi per camminare sul ghiaccio, si sa mai ad altezze elevate, piumino d'oca con guanti e sciarpa, anche se, a dirla tutta, si moriva dal caldo, zaino strabordante di cose inutili, caschetto e imbragatura e, per finire, bombole d'ossigeno. I due professori erano davanti all'entrata del torrazzo ad aspettarli; quando tutti furono pronti, venne consegnata loro una radiolina perchè si tenessero sempre in contatto. Partirono. Dopo circa un'ora i prof. erano già a metà strada, mentre i giovani, al ventesimo scalino di 502, erano stanchissimi: si accasciavano sugli scalini, sembravano quasi morenti, distrutti, le loro fronti erano imperlate di sudore. Dopo un quarto d'ora di meritato riposo, decisero all'unanimità di togliersi tutto: imbragatura, piumino, zaino, bombole e via discorrendo, e ripartirono piú pronti che mai. Arrivati al 480esimo scalino l'aria era piú aria refatta e videro in lontananza i due prof. che, nel frattempo, si erano stancati; qualcuno gridò: "Acciuffiamoli!" quasi fosse stato un film di spionaggio. Con un ultimo incredibile sforzo li superarono e raggiunsero la cima. Anche se, quando arrivarono, i ragazzi non si sarebbero mai aspettati che Cristina, presa dalla rabbia di aver perso, avrebbe cominciato a sputare lingue di fuoco ovunque: un vero e proprio drago; Ugo, intanto, era lí che si godeva lo spettacolo. I ragazzi stavano per cadere mentre la donna-drago avanzava verso di loro, quando ad un tratto...
"Alessia! Alessia svegliati! Comincia a correggere i compiti! Guarda che altrimenti ti metto una nota! Come on!"
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