
Le piante erano bizzarri coni bianchi e neri, strumenti geometrici che crescevano spontaneamente dalla arida terra di quel luogo. Un pesce se ne stava sdraiato sulla sabbia rovente a prendere il sole, rilassandosi.Avvistavo anche bisce nere, rosse, verdi, che volavano, che strisciavano, che mangiavano o che si nascondevano cercando di non diventare la prenda di qualche strano animale.
La cosa più inquietante che mi ricordo era un grande occhio azzurro: cosa voleva da me? Perché mi fissava in quel modo?
L'ansia, la paura, il terrore mi assalivano. Quello stravagante mondo mi metteva angoscia, riusciva perfino ad inquietarmi, al punto che, quando mi svegliai, ero sudato e il cuore mi batteva all'impazzata, credendo di non riuscire mai a svegliarmi da quell'incredibile sogno.
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