Era in quel salone lungo e oscuro che io e la mia famiglia ci riunivamo per pranzo e per la cena.
Al centro del salone c'era il grande tavolo, sopra di esso, appeso al soffitto di legno a cassettoni, l'imponente lampadario che con le sue decine di gocce di cristallo dava luce alla stanza, mentre alle pareti, oltre allo stemma di famiglia rappresentato da uno scudo e due leoni, erano appesi diversi quadri dei nostri avi.
Mi faceva sempre un certo effetto mangiare in quel posto, spesso mi agitavo guardando quei quadri i cui volti sembravano spiare ogni nostro movimento.
Sovente mi prendeva il panico, quando rovesciavo o facevo cadere qualcosa a tavola, mi voltavo non verso i miei genitori ma verso quei ritratti che con quegli sguardi severi sembravano volermi rimproverare più di quanto non avessero fatto mamma e papà.
Mio padre si accorgeva sempre del mio disagio e allora, per tranquillizzarmi, mi prendeva tra le sue braccia iniziando a raccontarmi le storielle più divertenti sui miei antenati.
Riusciva spesso a calmarmi e a rasserenarmi portandomi davanti al maestoso camino che con la sua fiamma sfavillante e splendente dava calore a quella stanza così fredda.
Ci sono voluti mesi ma alla fine sono riuscita a capire il valore affettivo e l'importanza di quei ritratti e ora quando entro nel salone le sensazioni e le emozioni che avverto sono di gioia e serenità.
Al centro del salone c'era il grande tavolo, sopra di esso, appeso al soffitto di legno a cassettoni, l'imponente lampadario che con le sue decine di gocce di cristallo dava luce alla stanza, mentre alle pareti, oltre allo stemma di famiglia rappresentato da uno scudo e due leoni, erano appesi diversi quadri dei nostri avi.
Mi faceva sempre un certo effetto mangiare in quel posto, spesso mi agitavo guardando quei quadri i cui volti sembravano spiare ogni nostro movimento.
Sovente mi prendeva il panico, quando rovesciavo o facevo cadere qualcosa a tavola, mi voltavo non verso i miei genitori ma verso quei ritratti che con quegli sguardi severi sembravano volermi rimproverare più di quanto non avessero fatto mamma e papà.
Mio padre si accorgeva sempre del mio disagio e allora, per tranquillizzarmi, mi prendeva tra le sue braccia iniziando a raccontarmi le storielle più divertenti sui miei antenati.
Riusciva spesso a calmarmi e a rasserenarmi portandomi davanti al maestoso camino che con la sua fiamma sfavillante e splendente dava calore a quella stanza così fredda.
Ci sono voluti mesi ma alla fine sono riuscita a capire il valore affettivo e l'importanza di quei ritratti e ora quando entro nel salone le sensazioni e le emozioni che avverto sono di gioia e serenità.
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