domenica 17 novembre 2013

Tagli


Con un grembiule, un paio di guanti e un coltello ero pronta.
Una luce soffusa mi faceva vedere abbastanza chiaramente il lavoro che avrei dovuto fare.
Sulle sottili labbra sorridenti di rabbia avevo un rossetto scuro, il più rosso di tutti.

(mi avvicinai, consapevole)
Gli occhi neri erano difficili da comprendere, apparentemente privi di sentimento, basta dedicare un momento a guardarli e si scopre che erano un altro piccolo mondo, colmi di emozione.
Il mio passo era deciso, non veloce, ma conscio. Sapevo quello che facevo, cercavo di non sbilanciarmi. Noi donne siamo forti, non ci sbilanciamo. 
Lei era lì. Immobile, molto fredda, l'avevo appena fatta uscire. Non si sa se mi fissava o se era già morta. Non so se è in grado di provare sentimenti. Chi lo sa.
(ero lì ora, ed ero sempre consapevole)
Presi in mano il coltello e la infilzai con violenza. 
In quel istante mi riaffiorarono troppi ricordi 'per essere pensati' allo stesso momento.
Perché mi hai fatto del male? Me lo meritavo? Cos'ho fatto per meritarmelo?
Ovviamente erano quesiti senza risposta. 
La mia gola si strinse e gli occhi piangevano, ricordavano leggermente la pioggia rinfrescante di quella giornata d'autunno, al di là della finestra. 
L'ansia saliva, piangevo sempre di più; 
cominciai ad accoltellarla come si deve, in due minuti la finii.
La cipolla era pronta per esser messa nel brodo e smise di piovere, mi asciugai le lacrime.

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