Erano
sembrati i due anni migliori della sua vita, ma ora, mentre
s'apprestava a scaricare le valigie pensò di essere tornata
all'inferno.
Tutto,
ogni cosa di quel posto le riportava alla mente cose che avrebbe
voluto dimenticare: il muretto di mattoni rossi dove le avevano dato
il primo schiaffo, il bidone del pub dove le avevano gettato la
borsa quando era in seconda media... solo i ricordi le facevano venir
voglia di piangere e di chiudersi in camera da sola.
Ma
non l'avrebbe fatto.
Si
era promessa che di non piangere si sarebbe presentata a scuola per
l'inizio del semestre fissando negli occhi tutti quelli che l'avevano
disprezzata, dimostrando loro che non tremava più vedendoli,
dimostrando loro che, in realtà, non era lei quella per cui
bisognava provare pena.
Non
avrebbe più permesso a quel vortice infernale di risucchiarla.
I
suoi genitori la guardavano, preoccupati dal mutismo in cui si era
rinchiusa da due giorni a quella parte, ma sapevano che quello era il
suo modo per affrontare il trasloco, quindi si guardarono bene dal
farle domande indiscrete.
Tre
settimane.
Erano
tre deprimenti settimane che era ritornata in quel posto orrendo e,
fortunatamente, non aveva avuto contatti con nessuno, se non con la
cassiera del supermercato.
Nessuno
aveva badato a lei per strada, nessuno l'aveva riconosciuta.
Ma
il giorno dopo sarebbe ricominciata la scuola, e sarebbe stata
costretta a palesare il suo ritorno.
Una
parte di lei era atterrita al pensiero di rivedere quei volti che
tanto odiava, ma l'altra, quella predominante, era eccitata all'idea;
voleva vedere le loro reazioni, le espressioni che avrebbero fatto
quando il suo nome sarebbe uscito dalla bocca della preside.
Avrebbero
ripreso a comportarsi come due anni fa? Dubitava fortemente.
Si
alzò da letto con in corpo una strana adrenalina, come se fosse
impaziente di dimostrare qualcosa, e in effetti era davvero così.
Si
preparò con gesti febbrili ma senza lasciare nulla al caso: indossò
una maglietta rigorosamente a mezza manica non aveva intenzione di
nascondersi dietro un pezzo di stoffa, non avrebbe più dato la colpa
al gatto, voleva che tutti le vedessero.
Sua
madre si era offerta di accompagnarla in auto, e così, arrivò
quando buona parte degli studenti era già ammassata nel cortile, in
attesa che suonasse la campanella.
Quando
varcò il cancello le si piantarono addosso diversi sguardi, tutti
curiosi di vedere “la ragazza nuova”, poi qualcuno dovette
realizzare che quella ragazza non era affatto nuova e gli sguardi su
di lei si triplicarono nel giro di pochi istanti.
Cominciarono
anche una serie di mormorii increduli che ignorò sfacciatamente
mentre raggiungeva a testa alta la presidenza.
La
stessa dirigente l'accompagnò nella sua vecchia classe, dove i
compagni la guardavano sbalorditi, increduli davanti al suo
cambiamento.
Dopo
il primo ciclo di lezioni della giornata si diresse in mensa, ma
improvvisamente un ragazzo dallo sguardo cattivo le si parò davanti
afferrandola per il braccio destro, sul quale campeggiavano diverse
strisce bianche.
Cicatrici.
Prima
che lui potesse dire qualunque cosa lei gli diede uno schiaffo
talmente forte da fargli voltare il capo e, fissandolo negli occhi,
mormorò risoluta:
“Ora
basta.”
va bene :-)
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