domenica 10 novembre 2013

il giocattolo


“Se si è poveri come si fa ad avere tanti giocattoli?”. Questa era la domanda più ricorrente tra i compagni di classe, perché un bambino povero si vantava di avere così tanto giochi che ne avrebbe potuto regalare uno ad ogni bambino della scuola?!

 La risposta era ovvia: il bambino costruiva i giocattoli per lui e per la sua sorellina. Costruiva macchinine, navicelle spaziali, case delle bambole, sottomarini… tutto quello che gli passava per la mente.

Il gioco che preferiva però era il “ciòchevuoi”, che  poteva essere: un’arma, una canna da pesca, un pappagallo per fingere di essere un pirata o uno strano aereo.

Pochi bambini ci avrebbero potuto giocare, solo quelli dotati di fantasia  avrebbero potuto capire la bellezza del ciòchevuoi.

Un giorno decise di portare a scuola la sua invenzione per far vedere ai suoi amici la sua fantastica invenzione, ma nessuno riuscì ad apprezzarla almeno la metà di quanto lo facesse lui.

Per il bambino era qualcosa di meraviglioso, di divertente, qualcosa di cui era impossibile stufarsi o far senza, uno di quei giochi che non si vorrebbe conservare per sempre. Era così entusiasta di poter condividere con gli amici il suo giocattolo, che non vedeva l’ora che arrivasse presto lunedì.

Aveva già pensato a tutto: come mostrarlo alla classe, come spiegare le sue innumerevoli funzioni e aveva immaginato le possibili espressioni di stupore dei suoi amici. Pensava che dopo ver mostrato il tuttociòchevuoi ogni bambino ne avrebbe voluto uno, e al solo pensiero di costruirne venti gli si riempiva il cuore di orgoglio.

Quando andò a scuola e mostrò a tutti l’invenzione tutta la classe scoppiò a ridere e a prenderlo in giro.

Alla fine delle lezioni una bambina si avvicinò al bambino e gli chiese di avere un tuttociòchevuoi, gli disse che era il gioco più bello che avesse mai visto e che le sarebbe piaciuto vedere anche le altre invenzioni. Anche se tutta la classe lo aveva deriso e preso in giro sapere che aveva stupito anche solo una persona lo fece sentire davvero molto felice. Da quel giorno i due diventarono inseparabili, ed ogni pomeriggio si trovavano per giocare e inventare giocattoli.

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