martedì 26 novembre 2013

Gioco di sguardi

5460, 5461, 5462…
5462 persone.
5462 volti differenti gli uni dagli altri.
5462 vite.
5462 respiri.
5462 cuori.



In quegli anni, il giovane si era reso testimone di mille incontri, senza mai poter tradire un’emozione. Perché poi avrebbe dovuto farlo? Lui era solo un quadro, un ritratto, l’ombra di ciò che una volta era stato… Non aveva il diritto, men che meno il dovere, di provare qualsivoglia sentimento.
Non poteva permettersi di rovinare quello sguardo magnetico che un tempo era stato così minuziosamente dipinto.
Eppure…
Eppure anche lui avrebbe voluto provare ancora qualcosa, sentire che il suo cuore, quello che un qualunque osservatore poteva definire “l’anima del quadro”, batteva ancora per qualcuno, come, un tempo, aveva battuto per la bella Margherita.
Margherita, ossia il centro assoluto dei suoi pensieri, era stata l’unico destinatario delle sue infinite lettere, e anche l’unico grande amore del giovane.
Ma ora che lui era fatto solo di colori sparsi e mischiati su tela, ombreggiature agli angoli del quadro e le carte tra le sue mani non valevano nulla, non gli restava che osservare e desiderare.

Le persone arrivavano, se ne andavano, tornavano oppure non si facevano più vive. Anziani, giovani, bambini, ragazzi coi capelli rossi, ragazze con pettinature strane e abiti maschili, vecchi più arzilli di tanti adolescenti, adulti distratti in giacca e cravatta o piccoli attenti che stringevano forte la mano della madre.

L’unica cosa che il giovane poteva fare era osservare con occhio vigile il mondo che cambiava attorno a lui, senza poter mettere mano in questo cambiamento.

Ma  grazie proprio  a quell'occhio vigile,  un giorno, la vide.
Era lei, era tornata.
La sua bella Margherita.
Ferma in mezzo alla folla, immobile davanti al quadro, attratta da quel ritratto meraviglioso che lui incarnava.

Se solo avesse potuto muoversi! Sarebbe corso fuori dalla tela, e l’avrebbe stretta tra le sue braccia, inspirando ancora una volta il suo dolce profumo. 
Avrebbe tanto voluto poterla osservare da vicino con gli stessi occhi sognanti del passato.
Con suo immenso dolore, egli era però costretto a mantenere lo stesso sguardo penetrante, ma spento, di sempre. 
C’era però qualcosa nella ragazza, in quella che poteva sembrare la sua Margherita, che lo lasciava dubbioso.
Gli erano bastati solo pochi minuti per scrutare ogni particolare della giovane, i suoi occhi erano solo per lei e per i suoi capelli biondi, per la sua figura slanciata, per le sue mani sottili e tremanti…

Ciò che tuttavia  gli era sfuggito in precedenza, era lo sguardo spento di lei. 
Esattamente come quello che il giovane ragazzo aveva mantenuto per anni. 
Fu quel particolare a fargli capire che non si trattava della sua Margherita dagli occhi azzurro oceano che erano sempre stati esageratamente vivaci, ma di una giovane a lui affine, una ragazza che, come lui,  dentro si sentiva vuota. 

Una ragazza dai tristi occhi verde acqua che celavano un mondo interiore oscuro e desolato. 

Per la prima volta,  il giovane si rese conto di quanto speciale fosse quella ragazza che per qualche istante gli era parsa Margherita.
Era stata in grado di fargli provare migliaia di sentimenti in pochi secondi; gioia, stupore, amore, desiderio, ma anche empatia. 
Dopo anni passati a chiedersi se era ancora il grado di provare sentimenti, aveva ottenuto una risposta.
E quando la ragazza se ne andò accennando un sorriso, il giovane sentì, ancora una volta, il cuore riempirsi di gioia. 

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