Eh sì,era questo quello che pensavo quando Edward, mio fratello maggiore, doveva fare qualche ritratto.
Pensavo a quanto doveva essere fastidioso e noioso "muoversi" come gli dicevano i pittori, sempre abbigliati con vestiti dai gusti discutibili e bizzarri e un cappello.
Ricordo, in particolare, la volta in cui Edward è rimasto immobile per quasi quattro ore ed io, a momenti alterni, ero davanti a lui e ridevo o facevo strane smorfie per distrarlo e farlo arrabbiare.
Per quel ritratto, secondo me, era vestito in modo "antico" e non adatto a lui e alla sua personalità, il mantello nero che portava sulle spalle lo faceva sembrare più grande della sua età e gli dava un'aria da ragazzo permaloso e solo , inoltre non riuscivo a capire la posizione, anche se non mi dispiaceva.
Vederlo immobile e così concentrato mi faceva un strano effetto perché ero abituata a vederlo giocare e scherzare con me e con gli altri nostri fratelli, ad andare a cavallo, cosa che amava particolarmente, o a spaventarmi, cosa che gli riusciva benissimo, dato che ero la più piccola della famiglia e quindi quella più "presa di mira".
La cosa che ricordo di più dei suoi ritratti era l'espressione dei suoi occhi, così scuri e profondi, ma che a volte sembravano incantati (e magari lo erano).
Il pomeriggio del "famoso" ritratto, io ero molto annoiata e non riuscivo a trattenere sospiri e sbadigli, tanto che mia madre, che teneva molto ai ritratti di famiglia e che continuava a ripetermi che ne avrei dovuto fare uno anch'io, mi mandò fuori.
Finito il ritratto, che era venuto molto bene, andai da mio fratello Edward che mi prese in braccio e mi abbracciò affettuosamente, così decisi di fargli la domanda che "progettavo" da un po' di tempo, vale a dire: "Edward, a che pensavi mentre il pittore ti ritraeva? Sembravi molto concentrato." E lui rispose:" Sì, ero concentrato, ma pensavo al momento in cui avrei finito il ritratto e avrei potuto riabbracciarti."
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