giovedì 7 novembre 2013

LA GRANDE FAMIGLIA DEI MARINAI

Scritto da Alessia Rossi

Mi ero appena svegliato e l’aria fresca mi sfiorava le guance.

“Buongiorno Signore. Si è riposato bene stanotte? Ha sentito che bell’ arietta che c’è oggi?”, mi domanda Bleff spuntato dal nulla.
“Tutto bene grazie. Si, si sta proprio bene. Com’è il mare oggi?”
“Mi fa piacere! Stranamente oggi è molto calmo; non so se ha sentito, ma ieri sera si è alzata una tempesta violentissima però spostandoci verso nord, siamo riusciti a seminarla.”
“Ah…ok quindi per quando pensi che arriveremo?”
“Tre o quattro giorni al massimo, signore”
Bleff è uno dei miei marinai più fidati ed esperti. Ci siamo conosciuti in Italia, quando ancora stavo cercando qualcuno che si volesse imbarcare con me verso mondi ignoti. Sapendo che era un ottimo marinaio, gli avevo chiesto di entrare a far parte della mia ciurma; visto che si era appena sposato con una bellissima donna decise di non partire, ma non tardò a cambiare idea. Circa due settimane dopo, si presentò alla mia imbarcazione vicino al porto e mi chiese se l’offerta era ancora valida. Non mi disse il perché della sua scelta e io non indagai molto. Così da quel giorno diventò il mio braccio destro.
Avendo verificato che i miei uomini stavano svolgendo il loro dovere, mi ritirai nella mia stanza. Non la si poteva definire una stanza vera e propria perché aveva solo un letto e un piccolo armadio, ma quello era il mio rifugio. Comincio a sistemare la coperta sul letto e mi fermo ad osservare l’ultimo regalo di mio padre: un oggetto apparentemente strano e insignificante, ma per me aveva un grande valore affettivo. Me lo regalò mio padre prima di morire; era malato di peste e aveva deciso di finire la sua vita buttandosi in mare. Ma prima del suicidio, mi regalò questo strano portafortuna composto da più oggetti. Mi disse che glielo aveva consegnato suo padre alla sua morte, e così il padre di suo padre. Lo pulì dalla polvere e dopo aver mangiato qualcosa per colazione, tornai di sopra dai miei uomini che ormai li consideravo la mia famiglia.

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