La pioggia scendeva ininterrottamente da più di un'ora.
Ero seduto su una vecchia sedia di legno, accanto al camino. Tenevo la coperta sopra le mie gambe e di fianco a me era coricato Tommy, il mio gatto, che faceva le fusa teneramente. Di fronte a me, nell'angolo della stanza, vi era mio padre. Ormai i segni della vecchiaia erano ben visibili sul suo volto. I capelli neri di un tempo avevano lasciato spazio a un colorito più grigiastro. La pelle non era più liscia come un tempo, ma calcata da profonde rughe. Persino la sua postura non era più la stessa: faticava a piegarsi e chiedeva aiuto anche per i movimenti più banali. Ma c'era una cosa che mio padre sapeva fare ancora come vent'anni prima: suonare il violino. Lo faceva con una tale grazia e con così tanta passione da lasciarmi senza parole ogni volta. Le sue dita si muovevano sinuosamente per condurre l'archetto. Ogni nota era come una nuova emozione, capace di risvegliare gli animi delle persone più desolate. Ogni giorno mi capitavi di fermarmi per ascoltare la musica che proveniva dal suo amato violino, che ormai era diventato un tutt'uno con lui.
Per mio padre quel violino era come un secondo figlio, lo trattava con infinito amore, e a volte mi pareva pure di sentirlo parlarci insieme.
Ora era seduto di fronte a me, gli occhi chiusi e un'espressione buffa in volto. Mentre suonava lo sentivo canticchiare la melodia come sottofondo; era come una dolce ninna nanna. A volte mi capitava di addormentarmi ascoltandolo, finendo per sognarlo. Non ho idea di come facesse, ma aveva la capacità di attaccarsi alla mente, e non lasciarla più andare. Bastava ascoltarlo una volta. Solo una. Quando era giovane era stato chiamato molte volte per suonare di fronte ad un pubblico. Era molto ricercato allora, aveva partecipato a numerosi incontri e parecchie mostre. Adesso che la vecchiaia aveva preso il sopravvento nessuno lo chiamava più, convinti che più l'età aumenta, più il talento svanisce. Ora tutto ciò che poteva fare era suonare per se stesso, mettendoci tutta la passione che con gli anni non era sparita, ma aumentata. Quando suonava, la città si zittiva, come se tendesse le orecchie alla volta di quella soave melodia. Gli uccellini accorrevano alla finestra e a volte si univano teneramente a lui.
Ogni volta che lo sentivo suonare mi rubava una parte di cuore e mi pareva di perdermi nel tiepido abbraccio che la sua musica mi proponeva.
calcata>segnata
RispondiEliminasinuosamente > agilmente ...o scegli tu...
parlarci insieme> parlare con lui
parecchie mostre> parecchi concerti!
Gli uccellini accorrevano alla finestra e a volte si univano teneramente a lui. > io toglierei la frase, è un po' banale
il testo è discreto, attenta alla forma
Va bene prof, grazie mille :-)
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