Credo che lui sia stato il ragazzo più intelligente che io
abbia mai conosciuto, pur non essendo uno di quei secchioni che prendevano
tutti dieci anche nelle versioni più difficili.
No, era brillante, aveva quel che si definisce ‘spessore’. Non era un’amante della scuola, ma non negava che fosse importante, spesso i professori si lamentavano di lui perché ascoltava solo ciò che gli interessava ignorando argomenti come la grammatica e fisica. Amava leggere, era fermamente convinto della forte differenza tra una persona che legge o una che non ha mai aperto un libro. Non c’entra nulla l’intelligenza qui, è semplicemente un qualcosa che manca, i libri ti danno la possibilità di vedere le cose in un modo diverso. Ti fanno riflettere su cose che avevi sempre ignorato. Ti aprono un mondo. La gente che non legge non sa davvero cosa si perde. Non era un ragazzo popolare, forse perché aveva interessi diversi da tutti i suoi altri coetanei. Tutti quelli che hanno pensato che fosse un ragazzo timido si sbagliano, era più il tipo di ragazzo che non diceva parole di troppo. Non era una di quelle persone che riempiono le orecchie degli altri con chiacchiere inutili che non interessano a nessuno. Parlava solo nel momento in cui aveva qualcosa da dire, non tanto per fare. Di tutti i suoi amici credo fossero davvero in pochi quelli che lo capissero, per essere suo amico non dovevi per forza capire il suo modo di pensare, il che poi sarebbe stato anche abbastanza difficile. Lui si distingueva dagli altri, così da poter salvare dall'estinzione i pochi amanti dei libri ingialliti, dell’arte, della musica e della poesia. Voglio dire, la preoccupazione principale delle ragazze a quel tempo era quella di sposarsi un buon marito, mentre i ragazzi erano più preoccupati a trovarsi una bella ragazza che desse figli, maschi preferibilmente. Lui, invece, si sarebbe trovato bene con gli altri reietti della società a discutere di quanto sia orribile il sistema e di quanto siano superficiali le persone, in uno scantinato poco illuminato e con pessime bevande servite ai tavoli sporchi. Il suo volersi sempre distinguere dalla massa portava spesso a una forma involontaria di isolamento, semplicemente non era degno di certi discorsi bigotti, o magari era lui che si sbagliava. Trovava comunque un rifugio sicuro nei suoi libri, gli eccentrici protagonisti delle storie che leggeva lo consolavano dalla sua monotona vita in una piccola cittadina sprezzante e snob. Qui per la gente era facile giudicare per le scarpe che uno portava ed escluderti per il tuo taglio di capelli un po’ troppo bizzarro. Forse avevano paura di ciò che era diverso, ma probabilmente erano solo persone che non avevano ancora capito niente della vita. Guardando i suoi compagni fuori da scuola lui si sentiva un alieno, in mezzo a tutte le loro priorità che ai suoi occhi erano talmente banali.
No, era brillante, aveva quel che si definisce ‘spessore’. Non era un’amante della scuola, ma non negava che fosse importante, spesso i professori si lamentavano di lui perché ascoltava solo ciò che gli interessava ignorando argomenti come la grammatica e fisica. Amava leggere, era fermamente convinto della forte differenza tra una persona che legge o una che non ha mai aperto un libro. Non c’entra nulla l’intelligenza qui, è semplicemente un qualcosa che manca, i libri ti danno la possibilità di vedere le cose in un modo diverso. Ti fanno riflettere su cose che avevi sempre ignorato. Ti aprono un mondo. La gente che non legge non sa davvero cosa si perde. Non era un ragazzo popolare, forse perché aveva interessi diversi da tutti i suoi altri coetanei. Tutti quelli che hanno pensato che fosse un ragazzo timido si sbagliano, era più il tipo di ragazzo che non diceva parole di troppo. Non era una di quelle persone che riempiono le orecchie degli altri con chiacchiere inutili che non interessano a nessuno. Parlava solo nel momento in cui aveva qualcosa da dire, non tanto per fare. Di tutti i suoi amici credo fossero davvero in pochi quelli che lo capissero, per essere suo amico non dovevi per forza capire il suo modo di pensare, il che poi sarebbe stato anche abbastanza difficile. Lui si distingueva dagli altri, così da poter salvare dall'estinzione i pochi amanti dei libri ingialliti, dell’arte, della musica e della poesia. Voglio dire, la preoccupazione principale delle ragazze a quel tempo era quella di sposarsi un buon marito, mentre i ragazzi erano più preoccupati a trovarsi una bella ragazza che desse figli, maschi preferibilmente. Lui, invece, si sarebbe trovato bene con gli altri reietti della società a discutere di quanto sia orribile il sistema e di quanto siano superficiali le persone, in uno scantinato poco illuminato e con pessime bevande servite ai tavoli sporchi. Il suo volersi sempre distinguere dalla massa portava spesso a una forma involontaria di isolamento, semplicemente non era degno di certi discorsi bigotti, o magari era lui che si sbagliava. Trovava comunque un rifugio sicuro nei suoi libri, gli eccentrici protagonisti delle storie che leggeva lo consolavano dalla sua monotona vita in una piccola cittadina sprezzante e snob. Qui per la gente era facile giudicare per le scarpe che uno portava ed escluderti per il tuo taglio di capelli un po’ troppo bizzarro. Forse avevano paura di ciò che era diverso, ma probabilmente erano solo persone che non avevano ancora capito niente della vita. Guardando i suoi compagni fuori da scuola lui si sentiva un alieno, in mezzo a tutte le loro priorità che ai suoi occhi erano talmente banali.
Nei giorni di
pioggia, o quando era triste, lui disegnava. Non disegnava qualcosa di
concreto, era più che altro un modo di rappresentare i suoi e pensieri e di
buttare fuori l’odio. Aveva provato anche a scrivere, ma la scrittura non era
tra le sue doti. Ricordo che faceva fatica a parlare di se stesso. Se gli davi
un argomento su cui dibattere diventava aggressivo come una tigre, difendendo
la sua opinione ad ogni costo, ma se gli chiedevi di parlare di lui, questo no,
sviava subito l’argomento. Credo che il fatto di non riuscire a parlare dei
suoi problemi centrasse anche con la sua scarsa autostima. Si è sempre
sottovalutato, aveva sempre avuto questi suoi complessi di inferiorità. Il
fatto di non sentirsi all'altezza influiva anche sulle sue ragazze. ‘Accettiamo
l’amore che pensiamo di meritare’ scrisse un saggio oppure un romanziere
mediocre per ragazzine nel pieno delle crisi amorose. Questione di punti di
vista. Nonostante questo sono sempre state solo cotte e lettere d’amore nascoste
nei libri di scuola, niente di più. Non c’erano stati amori tormentati e
passionali come quelli delle poesie di Catullo. Aspettava qualcuno come lui o
completamente diverso che riuscisse a stupirlo, che lo facesse stare male. Perché
è quando inizi a starci male che inizi a tenerci veramente. Ma non gli era mai
successo niente di tutto questo, eppure gli sarebbe piaciuto dedicare una
poesia a qualcuno, non scritta da lui però, non ne sarebbe stato in grado.
Non lo vedo più da qualche anno, da quando è finito il
liceo. Non che ne sia innamorata, non fraintendetemi, ma lo conoscevo bene e lo
ammiravo per il suo modo di essere. Per me era qualcosa di completamente diverso
e mi divertivo durante le ore di scuola ad immaginare a quale strano mondo
abitato da chissà quali personaggi stravaganti si celasse dietro a quei suoi
occhi grigi. Aveva un modo tutto suo di vedere le cose ed io avevo la mente
abbastanza aperta per provare a capirlo in tutti i suoi discorsi sulle
degenerazione dell’umanità e anche quelli sulla colazione che lui amava così
tanto.
figura 1
RispondiEliminaun’amante> un amante
RispondiEliminae fisica> e la fisica
va bene