domenica 13 gennaio 2013

CUORE DI CICCIA

Hanna era una ragazza che viveva in un tranquillo paesino nel Montana, aveva tanti amici che la trovavano simpatica e divertente e che le volevano veramente bene. Hanna era felice lì, ma un giorno sua madre le annunciò la notizia più terribile che potesse sentirsi dire: si dovevano trasferire.
Nonostante le litigate, le urla e le proteste Hanna si era ritrovata su un treno diretto per Los Angeles, la sua nuova città. Los Angeles era completamente diversa da dove viveva prima e un po’ questo la incuriosiva, l’affascinava.
Per il suo primo giorno di scuola Hanna si alzò mezz’ora prima per scegliere i vestiti da mettere, voleva fare una buona impressione sui nuovi compagni di scuola e non sembrare una campagnola.
Si mise la sua maglietta più bella, quella che le avevano regalato i suoi amici prima di partire e i suoi jeans preferiti. Aveva il sorriso stampato in faccia, era contenta e non vedeva l’ora di farsi nuove amicizie, in fondo lei era un persona molto socievole.
Quando entrò nella classe i ragazzi seduti tra i banchi iniziarono a ridere fra di loro, Hanna non se ne preoccupò subito, pensò fosse normale questa reazione, ma dopo che l’insegnante l’aveva presentata e detto dove sedersi sentì un commento da parte di una ragazza rivolta verso la sua amica: “Che schifo, hai visto quanto è grassa?” Dopo queste parole a Hanna le scoppiò il cuore, il suo sorriso svanì, nessuno l’aveva mia chiamata “grassa”, nessuno si era mai fatto dei problemi sul suo corpo.
Per Hanna era come essere piombato in un incubo, quelle ragazze erano perfette, magrissime con i capelli lunghi, sorriso smagliante e vestiti impeccabili. Hanna non era stupida, capì subito come funzionava da quelle parti : se non eri come loro, eri uno zero e nessuno ti parlava.
Tornò a casa in lacrime, si sentiva orribile e grassa. Sua madre non era in casa, meglio pensò, non voleva piangere davanti a lei, si buttò sul divano e guardò la televisione per almeno 4 ore di file.
“Hai fame, hai fame e la tua pancia è vuota,vai in cucina e mangia” questa voce iniziò a parlare dentro la sua testa, la sua pancia iniziò a borbottare, piano piano si alzò e andò verso la cucina, aprì il frigo e vide una splendida torta, era di cioccolato, la sua preferita. Decise di prenderne una fetta, solo una. Dopo un’ora di quella torta ne rimasero solo le briciole e Hanna era sul letto a piangere. Si alzò lentamente e andò davanti allo specchio, si guardò bene, i capelli biondi erano arruffati e le toccavano le spalle, aveva gli occhi rossi dal pianto, la ciccia le strabordava dai jeans stretti, le caviglie erano enormi. Prese una rivista, in prima pagina c’era una modella, aveva i capelli neri lunghi e finissimi, portava una maglietta stretta che non le copriva l’ombelico e le lasciava intravedere la pancia piatta,le sue gambe erano dritte e i jeans stretti su di lei stavano benissimo.
Mancava una settimana alla fine del anno e tra i suoi propositi il primo, scritto in caratteri cubitali, era “dimagrire” e lo avrebbe fatto, sicuramente.
L’anno dopo iniziò una dieta che durò una settimana, non riuscì a resistere ai cheeseburger del Mcdonalds e alle torte di sua madre, ma c’era una altra soluzione. Dopo un gran cenone per la prima volta provò a provocarsi il vomito da sola. Si sentiva male mentre lo faceva, ma dopo si sentì sollevata perché era come se non avesse mangiato.
Presto diventò una abitudine, lo faceva regolarmente e funzionava: dopo un  mese aveva già perse un po’ di chili, ma era infelice comunque, non era abbastanza. La situazione degenerò sempre di più, si abbuffava esageratamente e poi vomitava, ma nonostante il fatto che stava dimagrendo si sentiva ogni giorno peggio. Sua madre se ne accorse, provò a parlarne ma Hanna non volle sentir ragioni, andò da uno psichiatra, ma non riusciva a smettere. Lei voleva sentirsi bella, essere magra. Dato che a causa dei controlli della madre non poteva più vomitare, smise semplicemente di mangiare.
Dopo un po’ di tempo finì in un centro di accoglienza per ragazze con i suoi stessi problemi, era già passato un anno, era dimagrita, ma si sentì ancora più infelice dell’anno precedente. Ora il capodanno lo passava in ospedale. Se lo era immaginato ben diverso, una festa con tanta gente, con i suoi amici, lei che si divertiva mentre tutti guardava il suo fisico asciutto. Certo non in un letto d’ospedale. Pianse fino a mezzanotte, ma quando sentì i botti, finalmente qualcosa  esplose in lei: non avrebbe mai più fatto male al suo corpo, a se stessa e non le importava più di essere perfetta come le modelle di Elle.
Prese un pezzo di carte e scrisse un solo proposito per l’anno nuovo, lo circondò e sottolineò più volte perché era determinata a portarlo a termine.
Il suo proposito era essere felice.

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