Hanna era una ragazza che viveva in un tranquillo paesino nel Montana, aveva tanti amici che la trovavano simpatica e divertente e che le volevano veramente bene. Hanna era felice lì, ma un giorno sua madre le annunciò la notizia più terribile che potesse sentirsi dire: si dovevano trasferire.
Nonostante le litigate, le urla e
le proteste Hanna si era ritrovata su un treno diretto per Los Angeles, la sua
nuova città. Los Angeles era completamente diversa da dove viveva prima e un
po’ questo la incuriosiva, l’affascinava.
Per il suo primo giorno di scuola
Hanna si alzò mezz’ora prima per scegliere i vestiti da mettere, voleva fare
una buona impressione sui nuovi compagni di scuola e non sembrare una
campagnola.
Si mise la sua maglietta più bella,
quella che le avevano regalato i suoi amici prima di partire e i suoi jeans
preferiti. Aveva il sorriso stampato in faccia, era contenta e non vedeva l’ora
di farsi nuove amicizie, in fondo lei era un persona molto socievole.
Quando entrò nella classe i
ragazzi seduti tra i banchi iniziarono a ridere fra di loro, Hanna non se ne
preoccupò subito, pensò fosse normale questa reazione, ma dopo che l’insegnante
l’aveva presentata e detto dove sedersi sentì un commento da parte di una
ragazza rivolta verso la sua amica: “Che schifo, hai visto quanto è grassa?” Dopo
queste parole a Hanna le scoppiò il cuore, il suo sorriso svanì, nessuno l’aveva
mia chiamata “grassa”, nessuno si era mai fatto dei problemi sul suo corpo.
Per Hanna era come essere piombato
in un incubo, quelle ragazze erano perfette, magrissime con i capelli lunghi, sorriso
smagliante e vestiti impeccabili. Hanna non era stupida, capì subito come
funzionava da quelle parti : se non eri come loro, eri uno zero e nessuno ti
parlava.
Tornò a casa in lacrime, si
sentiva orribile e grassa. Sua madre non era in casa, meglio pensò, non voleva
piangere davanti a lei, si buttò sul divano e guardò la televisione per almeno
4 ore di file.
“Hai fame, hai fame e la tua
pancia è vuota,vai in cucina e mangia” questa voce iniziò a parlare dentro la
sua testa, la sua pancia iniziò a borbottare, piano piano si alzò e andò verso
la cucina, aprì il frigo e vide una splendida torta, era di cioccolato, la sua
preferita. Decise di prenderne una fetta, solo una. Dopo un’ora di quella torta
ne rimasero solo le briciole e Hanna era sul letto a piangere. Si alzò
lentamente e andò davanti allo specchio, si guardò bene, i capelli biondi erano
arruffati e le toccavano le spalle, aveva gli occhi rossi dal pianto, la ciccia
le strabordava dai jeans stretti, le caviglie erano enormi. Prese una rivista,
in prima pagina c’era una modella, aveva i capelli neri lunghi e finissimi, portava
una maglietta stretta che non le copriva l’ombelico e le lasciava intravedere
la pancia piatta,le sue gambe erano dritte e i jeans stretti su di lei stavano
benissimo.
Mancava una settimana alla fine
del anno e tra i suoi propositi il primo, scritto in caratteri cubitali, era
“dimagrire” e lo avrebbe fatto, sicuramente.
L’anno dopo iniziò una dieta che durò
una settimana, non riuscì a resistere ai cheeseburger del Mcdonalds e alle
torte di sua madre, ma c’era una altra soluzione. Dopo un gran cenone per la
prima volta provò a provocarsi il vomito da sola. Si sentiva male mentre lo
faceva, ma dopo si sentì sollevata perché era come se non avesse mangiato.
Presto diventò una abitudine, lo
faceva regolarmente e funzionava: dopo un mese aveva già perse un po’ di chili, ma era
infelice comunque, non era abbastanza. La situazione degenerò sempre di più, si
abbuffava esageratamente e poi vomitava, ma nonostante il fatto che stava
dimagrendo si sentiva ogni giorno peggio. Sua madre se ne accorse, provò a
parlarne ma Hanna non volle sentir ragioni, andò da uno psichiatra, ma non
riusciva a smettere. Lei voleva sentirsi bella, essere magra. Dato che a causa
dei controlli della madre non poteva più vomitare, smise semplicemente di
mangiare.
Dopo un po’ di tempo finì in un
centro di accoglienza per ragazze con i suoi stessi problemi, era già passato
un anno, era dimagrita, ma si sentì ancora più infelice dell’anno precedente. Ora
il capodanno lo passava in ospedale. Se lo era immaginato ben diverso, una
festa con tanta gente, con i suoi amici, lei che si divertiva mentre tutti
guardava il suo fisico asciutto. Certo non in un letto d’ospedale. Pianse fino a
mezzanotte, ma quando sentì i botti, finalmente qualcosa esplose in lei: non avrebbe mai più fatto male
al suo corpo, a se stessa e non le importava più di essere perfetta come le
modelle di Elle.
Prese un pezzo di carte e scrisse
un solo proposito per l’anno nuovo, lo circondò e sottolineò più volte perché
era determinata a portarlo a termine.
Il suo proposito era essere
felice.
è un proposito importante: sii felice anche tu!
RispondiEliminaMi piace tantissimo!brava!
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