"Presto che è tardi!". Era la mamma di Carolina, che la stava svegliando per il suo primo giorno di liceo.
Carolina era una ragazza bellissima, simpatica, intelligente; trascorreva una vita perfetta, tranne che per una cosa: il ritardo. Era sempre, sempre, sempre, in ritardo. Si svegliava in ritardo, andava a scuola, spesso, in ritardo, agli allenamenti, era in ritardo; insomma, questa cosa stava diventando un problema.
Adesso che cominciava il liceo, non poteva più permettersi continuamente di arrivare tardi.
La causa era una sola, Simone. Un ragazzo interessante; alto, capelli scuri, occhi azzurri. Frequentava la 4a di un altro liceo; lo aveva lo conosciuto quest'estate, e da lì aveva completamente perso la testa per lui.
Quando durante il giorno, gli veniva in mente lui, Carolina non capiva più niente.
Sua madre lo aveva scoperto; dopo lunghissime investigazioni, aveva capito qual era il motivo dei suoi ritardi e delle sue continue distrazioni.
Carolina però sapeva che non avrebbe mai avuto una misera speranza con Simone; era troppo grande. Così si limitava a guardarlo ogni volta che passava davanti alla sua scuola. Fin quando un giorno, passò davanti al liceo del ragazzo. Lui era fuori dalla scuola, che stava parlando con i suoi amici. Per sbaglio Carolina, gli andò addosso. Cadde a terra e, dalla vergogna, non voleva più rialzarsi. Lui la guardò. Lei ricambiò. Ci furono una serie di sguardi, fino a quando lui non si decise ad aiutarla a rialzarsi. Carolina fuggì via. Simone rimase lì un attimo a guardarla, poi si rigirò verso i suoi amici, e continuò la conversazione, che era stata interrotta. Da quel giorno, Carolina si ripeteva sempre una sola frase: "Non è mai troppo tardi, per sperare ancora".
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