"Presto, che è tardi!"
Genbedel svegliò Ahmed per farlo sbrigare poichè dovevano andare ad allinearsi davanti al tenente.
Ahmed era un ragazzino di 11 anni che viveva felicemente nell' Africa centrale. La sua famiglia era piuttosto povera, ma lui guardava lo stesso con ottimismo la sua pre–adolescenza: lavorava insieme al padre e ai fratelli nelle piantagioni di mais, giocava nel tempo libero con una palla di pelle di bisonte con i suoi amici del villaggio, dava una mano a sua madre a spellare il granoturco per la cena. Andava tutto per il verso giusto, finchè non scoppiò una guerra tra due diversi gruppi religiosi: i cattolici e i musulmani. Questa guerra coinvolse tutti: dai militari alle donne, dagli anziani ai bambini. Ahmed faceva parte del gruppo dei cattolici: lui non si era arruolato di sua volontà, ma era stato rapito per necessità dell' esercito per trasportare le armi e far esplodere le mine anti–uomo nascoste.
Fu "fortunato": doveva solo trasportare le armi e impugnarle quando gli veniva richiesto. Questa sua vita da militare non gli piaceva: doveva sopportare la fame e la sete più di quanto mai abbia sopportato, doveva fare i lavori più umili e doveva rischiare la vita ogni giorno che passava nei campi di guerra.
Dopo un paio di mesi, la guerra era dalla parte dei cattolici: uccisero molti musulmani e influenzarono molti territori con la loro religione. Arrivò la battaglia definita decisiva, che si sarebbe combattuta nel mezzo di un bosco di notte, mentre i nemici si riposavano. Ahmed era piuttosto contento: finalmente sarebbe potuto tornare a casa sua dalla sua famiglia e ritornare alla sua vita normale. Peccato che non fu così.
Il piano stava andando benissimo: il suo gruppo aveva già avvistato l' accampamento nemico e stava per attaccare, quando ci fu un' imboscata. Piovvero migliaia di colpi su di loro: i morti duplicavano, triplicavano, quadruplicavano. Erano rimasti sei uomini e Ahmed con un fucile in mano. Si gettarono tra i musulmani sparando alla cieca, uccidendo un sacco di uomini se non di più, ma erano troppi e li sterminarono tutti, compreso Ahmed.
Adesso per lui la guerra era finita, ma non riuscì a rivedere i suoi genitori e giocare con la palla con i suoi amici.
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