Menti brillanti, geni COMPRESI, studio dettagliato di nozioni e massima concentrazione dalla prima alla sesta ora: questa potrebbe essere la classe ideale per un insegnante. E noi? Come sarebbe la nostra classe ideale? Tema interessante, giustamente impegnativo…
Dai tempi della pietra (si fa per dire!) la classe è caratterizzata da una miriade di personalità differenti, pronte a collaborare, scontrarsi, deludere, riappacificarsi. Se tutti fossimo uguali, il gioco non sarebbe divertente allo stesso modo. Basta soltanto giocare sempre pulito. Gli esemplari della specie “studenti” sono i più vari: chi impegna le ore a creare manufatti capaci di rivoluzionare la scienza, chi organizza il proprio tempo pensando a come trascorrere il pomeriggio (segue il detto: “Non rimandare a domani, quello che puoi fare oggi”). Oppure si possono notare qua e là esemplari che compiono strani movimenti incomprensibili, che solo successivamente si riveleranno messaggi in codice per comunicazioni a distanza. Oggetti non identificati ogni tanto volano da una parte all’altra dell’aula. Improvvise risate echeggiano tra le mura. Vorrebbero essere soffocate, ma la battuta del compagno di merende era talmente divertente che non si riesce proprio a smettere. Nei momenti di chiacchiere, succede l’esatto contrario: quando si è sul punto di dire qualche novità che può condizionare la vita dell’interlocutore, ecco che piomba un silenzio imbarazzante. Seguono molte risate. Prenderla con ironia è un modo per apprezzare l’unicità di ognuno. Questa è la classe ideale: diversi pareri pronti al confronto, non allo scontro. Diverse personalità pronte alla collaborazione, non all’indifferenza. Nonostante le diversità, ogni tanto sentiamo dalla coscienza anche il senso del dovere: i risultati scolastici si notano. I rapporti interpersonali dovrebbero non essere mai competitivi e l’equilibrio tra i diversi modi di fare non dovrebbe mai mancare. Un’utopia? No, un sogno realizzabile.
Dai tempi della pietra (si fa per dire!) la classe è caratterizzata da una miriade di personalità differenti, pronte a collaborare, scontrarsi, deludere, riappacificarsi. Se tutti fossimo uguali, il gioco non sarebbe divertente allo stesso modo. Basta soltanto giocare sempre pulito. Gli esemplari della specie “studenti” sono i più vari: chi impegna le ore a creare manufatti capaci di rivoluzionare la scienza, chi organizza il proprio tempo pensando a come trascorrere il pomeriggio (segue il detto: “Non rimandare a domani, quello che puoi fare oggi”). Oppure si possono notare qua e là esemplari che compiono strani movimenti incomprensibili, che solo successivamente si riveleranno messaggi in codice per comunicazioni a distanza. Oggetti non identificati ogni tanto volano da una parte all’altra dell’aula. Improvvise risate echeggiano tra le mura. Vorrebbero essere soffocate, ma la battuta del compagno di merende era talmente divertente che non si riesce proprio a smettere. Nei momenti di chiacchiere, succede l’esatto contrario: quando si è sul punto di dire qualche novità che può condizionare la vita dell’interlocutore, ecco che piomba un silenzio imbarazzante. Seguono molte risate. Prenderla con ironia è un modo per apprezzare l’unicità di ognuno. Questa è la classe ideale: diversi pareri pronti al confronto, non allo scontro. Diverse personalità pronte alla collaborazione, non all’indifferenza. Nonostante le diversità, ogni tanto sentiamo dalla coscienza anche il senso del dovere: i risultati scolastici si notano. I rapporti interpersonali dovrebbero non essere mai competitivi e l’equilibrio tra i diversi modi di fare non dovrebbe mai mancare. Un’utopia? No, un sogno realizzabile.
proprio ben scritto! però la classe ideale non è quella che studia nozioni, ma che le comprende e le applica
RispondiEliminaBello!...E tutto vero! L'unica cosa è che forse non tutti la prendono con ironia e apprezzano l'unicità dei compagni, ma magari abbiamo bisogno di ancora un po' di tempo per capirlo :)
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