sabato 31 agosto 2013

Fratelli.

Il mio disgraziato fratello ha sempre avuto tante pretese nella vita, e da piccolo non mi lasciava mai in pace a volermi raccontare tutte le sue storie e sogni di ragazzo. Io non sapevo neanche di cosa parlasse, ma per calmarlo facevo quella funzione di ascoltare i suoi discorsi e applaudirlo, in quanto ero il fratello minore.


Passavamo interi pomeriggi assieme; io rimanevo seduto sulla scricchiolante sedia a dondolo di Nonno Alfred, mentre Kevin mi raccontava, arricchendo sempre il tutto con minuziosi particolari, di come, da grande, sarebbe voluto diventare un pilota di formula 1, uno scienziato, o, nei suoi sproloqui più recenti, il tutto era concentrato sul diventare un attore di Hollywood.

Molte volte mi faceva accomodare sulla sedia e, come da programma, prendeva una giacca di nostro padre, fin troppo lunga per lui, (visto che non si trattava di un mostro d’altezza nonostante fosse più grande di me) ed iniziava a recitare come se fosse il protagonista del film che la sera prima tutta la famiglia aveva visto alla televisione.
Io invece me ne restavo su quella sedia, concentrato più sul regolare rumore che produceva dopo ogni dondolio che sulle “prove” di Kevin. 
Ammiravo mio fratello per tutta la determinazione che concentrava per riuscire a realizzare i suoi sogni, ed amavo più di tutto vederlo ogni sera recitare una parte differente, come se riuscisse essere più persone contemporaneamente.

Il peggio arrivava indubbiamente quando venivo coinvolto nei suoi teatrini più disparati. Mi ritrovavo a recitare la parte della vittima, steso a terra, con la camicia grondante di sangue (ketchup di sottomarca sgraffignato dall’angolo della dispensa), con gli occhi sbarrati, solo per lasciargli interpretare la parte del grande agente di polizia o, a seconda della serata, il criminale assetato di sangue.

Si trattava comunque di dimostrargli quanto gli volessi bene. Avevo sempre la sensazione che Kevin non recepisse quanto per me fosse importante tutto il tempo che trascorreva in mia compagnia. Per me era come un regalo il fatto che mio fratello, di parecchi anni più grande di me, facesse di tutto per avere la mia attenzione.
Per me erano momenti bellissimi, quelli passati tra di noi. A volte addirittura lo invidiavo per i suoi grandi sogni, per le idee astruse che il più delle volte non riuscivo a seguire, per il suo modo di vedere il mondo…

Ed ora che sono passati anni dall’ultima volta che ci siamo incontrati, mi manca quella sua parlata speciale, quel suo modo di raccontare storie fantastiche su tutto. Mi mancano i suoi sogni di attore, che a distanza di anni si sono pienamente realizzati, e mi manca sentire la sua compagnia.


Mi manca il mio caro fratellone, ma più di tutto, sono felice per lui, e per  i suoi sogni di attore che, un tempo, quando ne dava sfoggio nel salotto di casa, venivano reputati assurdi, e che ora sono parte integrante della realtà.

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