giovedì 22 agosto 2013

L'ingegner Andrea

Il mio disgraziato fratello ha sempre avuto molte pretese nella vita e da piccolo non mi lasciava mai in pace a volermi raccontare tutte le sue storie e sogni di ragazzo. Io non sapevo neanche di cosa parlasse, ma per calmarlo facevo quella funzione di ascoltare i suoi discorsi e applaudirlo, in quanto ero il fratello minore.
Si chiama Andrea. In quel periodo io avevo 7 anni e lui 20. Data la differenza di età avevamo interessi completamente diversi e a volte pretendeva di fare le veci dei miei genitori anche se poi mi dimostrava, in certe situazioni, di essere molto affettuoso.
Mi raccontava che da grande, finita l'università, voleva diventare un famoso ingegnere meccanico, che voleva lavorare a Londra e che gli sarebbe piaciuto viaggiare per il mondo.
Sapete, ha sempre avuto passione per i motori.
Da piccolino, in un grosso mobile, possedeva un cassetto nel quale teneva parecchie delle  sue macchinine da corsa. Diceva che era il suo parcheggio e a volte era capace di impiegare i lunghi pomeriggi d'inverno con queste macchinine.
All'età di 4 anni sapeva riconoscere il marchio di tutte, e dico tutte, le automobili che passavano per la strada. Un vero fenomeno!
Finite le medie, si iscrisse al liceo scientifico del nostro paese. Amava matematica, fisica e tutto quello che riguardava i numeri.
Un giorno nostro papà, mentre stavamo guardando una gara, spiegò ad Andrea come funzionavano quei potenti motori. Rimase affascinato e la sua passione per questa materia crebbe ancora di più.
Dopo 5 lunghi anni di superiori, eccolo finalmente all'università. Superò a buoni voti i difficilissimi esami che gli si presentarono ogni anno, eccetto 1: quello del disegno tecnico. Non era proprio portato ma, dopo un po' di tempo, riuscì discretamente a passarlo.
Completata anche l'università arriva il giorno della tesi di laurea. Era particolarmente emozionato, ma la sua famiglia era lì ad ascoltarlo, a fargli forza, soprattutto le persone che lo avevano aiutato più di tutti a mantenere gli studi, i nostri genitori.  E c'ero anche io. Beh, in 7 minuti di discorso non sono riuscita a capire la metà di niente, ma vedevo mio fratello sicuro di quello che diceva e questo mi rasserenava.
E adesso, dopo 3 anni da quel giorno, mio fratello ha un lavoro, un lavoro che ha sempre voluto fare, che lo soddisfa, che gli fa girare il mondo andando in India, in Slovacchia,in Germania e posso solo dire che sono veramente orgogliosa di lui.

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