sabato 24 agosto 2013

I bambini del molo.

"Children, don't play with children you don't know": ogni mattina le stesse parole, in tono più lamentoso che autorevole, e che la vastità della spiaggia inghiottiva
e disperdeva senza eco. I due ragazzi, un maschio e una femmina, erano avvezzi a riceverla come un segno di stanco commiato che significava, in sostanza, "fate il comodo vostro e non seccate"…
e infatti i ragazzi non avevano mai dato peso alle parole della vecchia Meridith; ogni mattina scendevano sulla spiaggia sassosa proprio per incontrarsi con quei bambini che, nei primi tempi dopo il trasloco, erano apparsi alla vecchia governante come una banda di maleducati schiamazzanti.
Sicuramente il gruppo dei bambini del molo di Brighton non le andava molto a genio dato che la prima volta che aveva scorto i gemelli rientrare dalla spiaggia insieme a tutta la banda aveva fatto loro una predica infinita e li aveva minacciati di avvertire il babbo, ben sapendo che quella figura misteriosa, sempre rinchiusa nello studio a scrivere Dio solo sapeva cosa, metteva addosso ai bambini una soggezione immensa.
Però nè la lavata di capo nè l'ombra minacciosa del padre servirono a qualcosa, poiché due giorni dopo i gemelli furono nuovamente sorpresi in compagnia dei bambini del molo.
Anche quella volta vennero ripresi aspramente, ma loro cocciuti, non rinunciarono ad incontrarsi con i loro nuovi amici.
Meridith rinunciò presto a tentare di farsi ubbidire dai bambini e si limitò solo a quelle stanche parole ripetute in automatico ogni mattina.
I gemelli, dal canto loro, passavano le giornate estive facendo i tipici giochi da bambini: giocavano a tirare i sassi nel mare e a rincorresi sulla riva i maschi, mentre le bambine passeggiavano alla ricerca di conchiglie con cui fabbricare meravigliose collane; poi tutti si riunivano e si gettavano in mare urlando e ridendo, saltando in mezzo alle onde e facendo gare di nuoto...
C'erano poi giorni in cui accadevano cose fenomenali come la cattura di un pesce o l'avvistamento di uno stormo di gabbiani più numeroso del solito, allora i bambini venivano pervasi da una sorta di frenesia e una patina gioiosa ricopriva le loro giornate.
Nemmeno l'inverno aveva scoraggiato l'entusiasmo che i gemelli avevano acquistato giocando insieme ai bambini del molo: uscivano di casa nel primo pomeriggio, tutti imbacuccati sotto lo sguardo sconsolato della vecchia Meridith per poi trovasi sotto al pontile, al riparo del vento gelido che spirava dal mare, a raccontarsi storie di marinai avventurosi e pirati senza scrupoli e a fare nuovi piani per l'estate insieme alla loro banda.
Capitava che, alcuni giorni, i pescatori rimanessero sulla terraferma e, in quelle occasioni, non era difficile che aiutassero i bambini ad accendere un falò sulla spiaggia con dei ceppi impregnati di sale che creavano un fuoco dai colori surreali che associati al cielo plumbeo e al mare grigio invernale conferiva un'atmosfera fiabesca capace di stregare i bambini che potevano restare a guardare estasiate quel piccolo miracolo per ore ogni volta.
La vecchia Meridith, seppur rassegnata, non aveva mai smesso di osservare i gemelli da lontano e, col tempo, aveva notato che la loro allegria era aumentata a dismisura e che, quando rientravano da un pomeriggio di giochi, avevano sempre un gran sorriso che rimaneva stampato sui loro volti fino all'ora di andare a dormire.
Stupita da come un gruppo di mascalzoni fosse riuscito a trasformare così profondamente quella coppia di bambini introversi decise di modificare, con estrema sorpresa dei gemelli, l'ormai consolidata frase di commiato mattutino in “Don't get in trouble, twins.”

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