"Children,
don't play with children you don't know":
ogni mattina le stesse parole, in tono più lamentoso che autorevole,
e che la vastità della spiaggia inghiottiva
e disperdeva senza eco.
I due ragazzi, un maschio e una femmina, erano avvezzi a riceverla
come un segno di stanco commiato che significava, in sostanza, "fate
il comodo vostro e non seccate"…
e infatti i ragazzi non
avevano mai dato peso alle parole della vecchia Meridith; ogni
mattina scendevano sulla spiaggia sassosa proprio per incontrarsi con
quei bambini che, nei primi tempi dopo il trasloco, erano apparsi
alla vecchia governante come una banda di maleducati schiamazzanti.
Sicuramente il gruppo dei
bambini del molo di Brighton non le andava molto a genio dato che la
prima volta che aveva scorto i gemelli rientrare dalla spiaggia
insieme a tutta la banda aveva fatto loro una predica infinita e li
aveva minacciati di avvertire il babbo, ben sapendo che quella figura
misteriosa, sempre rinchiusa nello studio a scrivere Dio solo sapeva
cosa, metteva addosso ai bambini una soggezione immensa.
Però nè la lavata di
capo nè l'ombra minacciosa del padre servirono a qualcosa, poiché
due giorni dopo i gemelli furono nuovamente sorpresi in compagnia dei
bambini del molo.
Anche quella volta vennero
ripresi aspramente, ma loro cocciuti, non rinunciarono ad incontrarsi
con i loro nuovi amici.
Meridith rinunciò presto
a tentare di farsi ubbidire dai bambini e si limitò solo a quelle
stanche parole ripetute in automatico ogni mattina.
I gemelli, dal canto loro,
passavano le giornate estive facendo i tipici giochi da bambini:
giocavano a tirare i sassi nel mare e a rincorresi sulla riva i
maschi, mentre le bambine passeggiavano alla ricerca di conchiglie
con cui fabbricare meravigliose collane; poi tutti si riunivano e si
gettavano in mare urlando e ridendo, saltando in mezzo alle onde e
facendo gare di nuoto...
C'erano poi giorni in cui
accadevano cose fenomenali come la cattura di un pesce o
l'avvistamento di uno stormo di gabbiani più numeroso del solito,
allora i bambini venivano pervasi da una sorta di frenesia e una
patina gioiosa ricopriva le loro giornate.
Nemmeno l'inverno aveva
scoraggiato l'entusiasmo che i gemelli avevano acquistato giocando
insieme ai bambini del molo: uscivano di casa nel primo pomeriggio,
tutti imbacuccati sotto lo sguardo sconsolato della vecchia Meridith
per poi trovasi sotto al pontile, al riparo del vento gelido che
spirava dal mare, a raccontarsi storie di marinai avventurosi e
pirati senza scrupoli e a fare nuovi piani per l'estate insieme alla
loro banda.
Capitava che, alcuni
giorni, i pescatori rimanessero sulla terraferma e, in quelle
occasioni, non era difficile che aiutassero i bambini ad accendere un
falò sulla spiaggia con dei ceppi impregnati di sale che creavano un
fuoco dai colori surreali che associati al cielo plumbeo e al mare
grigio invernale conferiva un'atmosfera fiabesca capace di stregare i
bambini che potevano restare a guardare estasiate quel piccolo
miracolo per ore ogni volta.
La vecchia Meridith,
seppur rassegnata, non aveva mai smesso di osservare i gemelli da
lontano e, col tempo, aveva notato che la loro allegria era aumentata
a dismisura e che, quando rientravano da un pomeriggio di giochi,
avevano sempre un gran sorriso che rimaneva stampato sui loro volti
fino all'ora di andare a dormire.
Stupita da come un gruppo
di mascalzoni fosse riuscito a trasformare così profondamente quella
coppia di bambini introversi decise di modificare, con estrema
sorpresa dei gemelli, l'ormai consolidata frase di commiato mattutino
in “Don't get in trouble, twins.”
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