La notte del trenta agosto 2039 un'ondata di caldo eccezionale soffocava gli Stati Uniti. Il termometro a New York segnò quarantadue gradi; a mezzanotte tutte le docce della città emisero un ululato di agonia, e il rantolo delle tubature annunciò che l'erogazione di acqua era sospesa fino alle otto di mattina.
Marco continuava a girarsi e a rigirarsi nel letto, stava disperatamente cercando la posizione in cui il caldo non era così opprimente. Il ragazzo si alzò e andò in bagno: avrebbe voluto bagnarsi il viso con un po' di acqua fredda, ma inutile dire che dal rubinetto non scese nemmeno una piccola goccia.
Marco era abituato alle estati lunghe e calde della sua Calabria, ma non aveva mai patito un caldo così torrido in Italia. Si era trasferito con i genitori per cercare la fortuna a New York.
Marco era un ragazzo di quindici anni che conosceva poco l'inglese, si sentiva come un pesce fuor d'acqua: da una piccola città italiana si era ritrovato nella Grande Mela, non era abituato al rumore assordante, a tutta quella gente e agli alti grattacieli.
Adorava l'Italia ma sapeva che li né lui né suo papà avrebbero avuto un futuro.
La cosa che lo spaventava maggiormente era la scuola, non conoscendo la lingua, pensava che sarebbe stato quasi impossibile seguire le lezioni e farsi degli amici.
Non riusciva a dormire. Decise allora di alzarsi. Nel cielo non c'era nemmeno una stella, la Luna brillava su tutta la periferia di New York.
Chissa cosa gli avrebbe destinato il futuro... Tutte le notti prima di addormentarsi ci pensava un po', ma non riusciva mai a darsi una risposta.
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