sabato 3 agosto 2013

La famiglia della giardinetta

A vederla luccicare tra le colline sulla stradina di campagna, la giardinetta rossa piena zeppa di bambini - bambine, nella fattispecie - sembrava venir fuori da una di quelle scene di famiglie felici che, appena possono, i pubblicitari infilano nei loro filmati. Tutti, nel villaggio, non facevano altro che ripetere quanto fosse bella "la famiglia della giardinetta rossa". La mia famiglia, invece, era molto diversa, forse troppo.
Noi non avevamo molti soldi, i nostri vestiti non erano eleganti o alla moda come i loro. Ma tutto ciò per una bambina di otto anni non ha molta importanza. A me interessava solo giocare con i miei amici, quei pochi che avevo. Ricordo che andavo alle elementari e nella mia classe tutte le bambine cercavano di guadagnarsi la simpatia delle sorelle "della giardinetta". Sembravano uscite da un film: erano quattro femmine e due maschi. Le bambine, anche se di età diverse, erano molto simili. Sembravano delle bambole di porcellana: la pelle candida bianchissima e degli enormi boccoli biondi raccolti in una coda con un fiocco. I ragazzi, come le sorelle, avevano la pelle molto pallida, con dei riccioli biondi che ricadevano morbidamente sulla fronte. Tutti avevano gli occhi azzurri, ma di un colore intenso, nel quale mi perdevo come se fosse un oceano. Un oceano freddo, agghiacciante, nel quale le onde assassine ti travolgono. Era così che mi sentivo quando li guardavo negli occhi. Mi facevano paura. Quando tutta la famiglia era in un negozio, o semplicemente per strada, tutti si giravano a guardarli come se quello fosse il massimo a cui aspirare. Erano tutti educati, tranquilli e molto intelligenti. I bambini non facevano capricci e seguivano scrupolosamente ogni ordine impartito dai genitori. Quella era proprio una famiglia perfetta. O questo era quello che tutti credevano. Una notte, però, sognai qualcosa di strano. Una delle bambine "della giardinetta" si trovava davanti a me, al parchetto del paesino, con un sorriso forzato e inquietante sul volto pallido. Cominciò a ridere istericamente, ma sembrava tutto tranquillo, come se nessuno si accorgesse di nulla. Si avvicinava sempre di più a me, ma io non riuscivo a muovermi. Una strana forza mi teneva bloccata, impedendomi di scappare.
Fu allora che mi svegliai. E mi ritrovai improvvisamente sul set di un film horror. Una bambina bionda con un viso bianco come il latte stava ridendo davanti a me. La guardai negli occhi, e le onde assassine di quell'oceano gelato che erano i suoi occhi furono l'ultima cosa che vidi.  

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