venerdì 23 agosto 2013

Occhi verdi


Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del "Dancers", uno dei locali notturni stile anni '80 nella periferia di New York. 

Era un uomo sulla mezza età, barba incolta e capelli radi e neri. Indossava una giacca di pelle vintage beige rovinata dal tempo; teneva in una mano una bottiglia mezza vuota di birra che lasciava penzolare fuori dal finestrino dell'auto e nell'altra una sigaretta accesa dalla quale, di tanto in tanto meccanicamente tirava una boccata. 
Mia madre mi aveva parlato di lui come un uomo di mondo, che, conducendo una vita di eccessi, si era ridotto sul lastrico dopo aver sperperato ogni
bene in donne e scommesse, invece di prendersi cura di sua moglie e di suo figlio appena nato, io. Ebbene, Terry Lennox era mio padre. Non l'avevo mai conosciuto perché mia madre dopo il suo fallimento lo aveva abbandonato al suo triste e ignoto destino prendendo la coraggiosa decisione di crescere un figlio da sola, dividendosi tra casa e lavoro per assicurarmi una vita dignitosa. Avevo sempre creduto di essere orfano, ma le verità non possono essere nascoste per sempre e ora quella verità era davanti ai miei occhi. Mi avvicinai senza farmi notare troppo, rimanendo nella penombra. Ecco come ci si riduce non ponendosi mai freni, mettendo i vizi prima della propria dignità, della propria famiglia, ci si riduce a rifiuti umani. 
Terry finì la sigaretta e la gettó a terra, mi avvicinai ancora in modo da scorgere l'interno dell'auto;  sul cruscotto notai qualche mozzicone e pacchetto accartocciato di Pal Mal, oltre ad alcuni tagliandi di scommesse e sul sedile del passeggero una bottiglia vuota di Jack Daniel's.
Non potevo credere che quell'uomo fosse il padre che non ho mai avuto, che immaginavo morto dopo la mia nascita. Presi coraggio e mi avvicinai a lui; mi vide e biascicò un "E tu che vuoi? Soldi? Non ho un centesimo."
Mio padre mi aveva parlato. Rimasi a fissarlo per qualche secondo e notai che aveva gli occhi verdi, come i miei. Vedendo che non gli davo risposta incalzò:"Allora? Che vuoi?". Senza scompormi domandai "Scusa amico, hai da accendere?". Mi porse il suo accendino e mi accesi una sigaretta. Glielo resi ringraziandolo e lo salutai con "Addio papà"; quindi me ne andai senza voltarmi.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.